NEW YORK (WSI) – Nuove grane per gli esodati dopo che L’Ufficio parlamentare di Bilancio ha bocciato i provvedimenti di salvaguardia con cui i governi, dal 2013, hanno garantito la pensione a coloro che rischiavano, per effetto della riforma Fornero, di restare senza stipendio né pensione.
“Le norme che si sono succedute nel tempo e che hanno interessato circa il 10% del flusso annuale di nuove pensioni per vecchiaia e anzianità sorte nel 2014 e nel 2015, infatti – si legge in un dossier dedicato al tema – hanno via via perso il requisito di urgenza e allentato le maglie che circoscrivevano l’accesso al beneficio “finendo con l’includere progressivamente anche coloro che avevano preso decisioni molti anni prima della riforma Fornero e che attendevano la decorrenza della pensione anche in tempi di molto successivi alla riforma”.
Si tratta i particolare di 7 provvedimenti emanati dagli esecutivi per una spesa complessiva tra il 2013 e il 2023, di 11,4 miliardi di euro (circa il 13%dei risparmi previsti dalla stessa riforma Fornero) che – sempre secondo riporta il documento
“sembrano supplire alla inadeguatezza delle politiche passive del lavoro o di altri istituti di welfare, rendendo in tal modo meno trasparente il disegno delle politiche e le priorità dell’azione pubblica”.
Interventi che hanno interessato circa il 10% del flusso annuale di nuove pensioni per vecchiaia e anzianità sorte nel 2014 e nel 2015. Una criticità, questa, maturata via via si rendevano necessari altri interventi di garanzia:
“se i primi interventi di salvaguardia potevano apparire come necessari perfezionamenti di una riforma, come quella Fornero, adottata in via d’urgenza per fronteggiare una situazione di emergenza economica, quelle successive, che non solo hanno reso più laschi i requisiti richiesti per accedere agli esoneri per le categorie inizialmente previste ma hanno progressivamente incluso categorie di esodati del tutto nuove, hanno invece rivelato incertezza nel definire chi considerare meritevole di tutela e difficoltà nel reperire dati affidabili per perimetrare le platee dei possibili beneficiari”, spiega ancora L’Upb.
Proseguire su questa strada, dunque, ammonisce ancora l’Ufficio parlamentare di Bilancio equivarrebbe a certificare un progressivo cambiamento di obiettivo di queste misure:
“non un esonero indirizzato in maniera specifica ai lavoratori, ma una soluzione per mettere al riparo platee più ampie e non necessariamente, o non tutte, danneggiate in maniera diretta dalla riforma, utilizzando le salvaguardie come surrogato di politiche passive del lavoro o di altri istituti di welfare oggi sottodimensionati o assenti”.
Non solo. I provvedimenti si sono sovrapposti anche “in maniera non sufficientemente coordinata” a Jobs Act e alla revisione degli ammortizzatori sociali, “cui finisce anche col sottrarre risorse”.