Il Ttip, il Tisa e il Ceta, trattati commerciali in corso di negoziato o prossimi alla ratifica che, fra gli altri, coinvolgono l’Unione Europea e l’Italia, sono viziati da negoziati “privi di legittimazione democratica” e contengono aspetti che negano “la ragion d’essere” tanto dello stato, quanto dell’impresa. Quest’interpretazione, che da tempo caratterizza numerosi gruppi contrari alla globalizzazione, è anche quella dell’Esperto indipendente per la promozione dell’ordine internazionale equo e democratico delle Nazioni Unite, Afred de Zayas. L’autore cubano, attualmente docente di diritto internazionale presso la School of Diplomacy e International Relations di Ginevra (Svizzera), ha divulgato lo scorso 24 giugno la propria visione sui tre accordi internazionali che puntano ad armonizzare e liberalizzare i mercati di Usa, Ue e Canada: “trattati preparati e negoziati in segreto, escludendo stakeholder-chiave come i sindacati, le associazioni di consumatori, i professionisti della sanità e gli esperti dell’ambiente e gli attuali parlamenti, non hanno nessuna legittimità democratica”, scrive de Zayas, “alienare il pubblico dal partecipare in questo importante dibattito e antidemocratico e manifesta un profondo disprezzo verso la voce della gente”.
Nel comunicato stampa diffuso dal suo ufficio di Alto commissario per i diritti umani si legge anche una forte critica alla protezione asimmetrica per gli investimenti prevista nel Ttip e nel Ceta; in breve, si tratta della possibilità, da parte delle aziende, di appellarsi a corti indipendenti dal potere statale per chiedere risarcimenti milionari agli stati che danneggiano gli interessi della società privata nel perseguire l’interesse pubblico. Secondo i difensori degli arbitrati internazionali di questo tipo, moderare lo spazio di manovra degli stati faciliterebbe l’afflusso di investimenti internazionali grazie alla riduzione dei rischi posti dall’imprevedibilità della politica: ad esempio, in Argentina gli espropri inflitti alla Repsol nel 2012. Perché la protezione dei vari trattati in questione è asimmetrica? Perché non sono previste possibilità analoghe di appello per lo stato, nel caso in cui sia un’impresa a danneggiare alcuni diritti pubblicamente tutelati.
“Gli stati non devono entrare in accordi che ritardano, aggirano o rendono impossibile la realizzazione dei diritti umani”, scrive de Zayas, che in precedenza aveva scritto al Consiglio d’Europa che “due ontologie sembravano perdute nella narrativa aziendale guidata dall’ideologia: in primo luogo l’ontologia dello Stato, la cui ragion d’essere è fare leggi nel pubblico interesse […], e in secondo l’ontologia del business, la quale è assumere rischi calcolati per un profitto”.
Insomma per l’osservatore indipendente dell’Onu, trattati come il Ttip renderebbero alle aziende la vita troppo comoda.