Più di 10 miliardi di dollari in multe a carico di alcune fra le più grandi banche del mondo, ma nessun banchiere a processo: questo il risultato finale dello scandalo Forex, che ha visto un cartello di banche manipolare a proprio vantaggio i mercato dei cambi. Almeno per quanto riguarda il Regno Unito.
“Non ci sono prove sufficienti per una prospettiva realistica di condanna, nonostante siano stati scoperti elementi che fanno sospettare crimini nell’ambito di frodi complesse”, scrive il Serious fraud office di Londra: è la fine delle indagini per la City, anche se restano in piedi quelle in atto negli Stati Uniti. L’autorità britannica afferma di aver condotto “un’investigazione ampia ed indipendente, durata oltre un anno e mezzo e che ha coinvolto mezzo milione di documenti”. Ma il risultato, per quanto riguarda i responsabili individuali, resta deludente: le prove della truffa ci sono, ma non sono abbastanza forti da condurre a eventuali condanne in un processo. Secondo Robert Barrington, direttore esecutivo della Transparency International UK si tratta di “un caso nel quale c’è stata sicuramente una condotta illecita, ancora una volta nel settore bancario, e, ancora, nessuno degli individui coinvolti sarà chiamato a rispondere delle proprie responsabilità”.
Già a gennaio il Serious fraud office, aveva dovuto assistere alla sconfitta della tesi accusatoria nell’ambito di un altro scandalo macroscopico, quello delle manipolazioni del tasso Libor, nel caso di sei banchieri sospettati di aver agito assieme al già condannato Tom Hayes. Quest’ultimo, ex Ubs, è al momento l’unico trader punito dalla giustizia (11 anni di carcere) nell’ambito dello scandalo.