Roma – “Il problema di Monaco”. Lo chiama così, nel titolo a tutta prima pagina, il Times di Londra, che lo rivela con un’approfondita inchiesta all’interno. E il problema è presto detto: all’incirca 2mila cittadini britannici hanno preso la residenza a Montecarlo, nel principato di Monaco, acquisendo uno status fiscale che permette loro di non pagare le tasse nel Regno Unito. In questo modo, calcola il quotidiano londinese, una somma intorno a 1 miliardo di sterline (1 miliardo e 200 milioni di euro) viene sottratta annualmente alle casse dello stato britannico. Non si tratta di evasione fiscale, ma di evasione legale forse sì, o perlomeno, sostiene l’articolo, di un comportamento poco etico. Per questo il giornale ha deciso di smascherare gli “esuli di Monaco”, come li definisce ironicamente, e di far sapere all’opinione pubblica nazionale e al fisco chi sono.
Sono ricchi, ovviamente, perché per avere la residenza a Monaco bisogna comprarsi o almeno affittarsi una casa, e i prezzi sono facili da immaginare. Soltanto per aprire un conto in banca, se sei uno straniero perlomeno, scrive il Times, serve un deposito non al di sotto dei 300 mila euro. Ma non è solo questione di soldi: è ovvio che quelli, chi cerca all’estero riparo dal fisco, ce li ha in abbondanza. Il “problema”, per tornare al titolo dell’inchiesta, è che gli espatriati inglesi, pur vivendo all’estero senza pagare tasse in patria, sono profondamente coinvolti con le attività economiche
del proprio paese di origine.
Tra di loro, ha scoperto il Times, ci sono 533 direttori, manager o amministratori delegati di aziende britanniche. Tutti insieme, gli esuli fiscali possiedono 1301 società nel Regno Unito. Undici di essi hanno ottenuto il titolo di baronetto o altre onorificenze dalla regina Elisabetta. Almeno sei, inoltre, donano milioni di sterline ai partiti politici britannici, come lord Laidlaw, che ha regalato 5 milioni di sterline al partito conservatore, e David Istance, che ha prestato il suo elicottero a David Cameron durante la campagna elettorale. Fra gli altri nomi più in vista dell’elenco dei monegaschi inglesi spiccano sir Philip Green, magnate dell’industria dell’abbigliamento, e sir Stelios Haji-Ioannu, il fondatore della linea aerea a basso costo EasyJet.
Interpellati dal quotidiano di Londra, alcuni degli espatriati si difendono facendo notare che le loro aziende situate in patria pagano regolarmente le tasse societarie e che loro si sono trasferiti a Montecarlo per il sole, la sicurezza, i ristoranti – non per evitare il fisco. Come che sia, il Times ha passato il suo dossier sul “problema di Monaco” all’Inland Revenue, l’agenzia delle tasse britannica, che ha promesso di studiarlo attentamente caso per caso.
Copyright © La Repubblica. All rights reserved