Olio, pelati, conserve di pomodoro, pasta, riso e tanti altri i prodotti che da oggi dovranno avere nell’etichetta la sede e l’indirizzo dello stabilimento di produzione o di confezionamento.
La novità è contenuta nel Decreto Legislativo datato 15 settembre 2017 e consentirà effettivamente di verificare se un alimento è stato prodotto o confezionato in Italia con sanzioni, in caso di inadempimento, che vanno da 2.000 euro a 15.000 euro. Un obbligo già sancito dalla legge italiana, ma che era stato abrogato in seguito al riordino della normativa europea in materia di etichettatura alimentare.
L’Italia lo ha poi reintrodotto al fine di garantire, oltre che una corretta e completa informazione al consumatore, una migliore e immediata rintracciabilità degli alimenti da parte degli organi di controllo e, di conseguenza, una più efficace tutela della salute. Salvo smaltimento delle scorte dei vecchi lotti, dunque, nei supermercati avremmo etichette trasparenti e a controllare il rispetto della norma e l’applicazione di eventuali sanzioni sarà l’Ispettorato repressione frodi.
La novità è stata accolta con entusiasmo dalla Coldiretti che indica l’obbligo come necessario per consentire di verificare se un alimento è stato prodotto o confezionato in Italia. L’84% dei consumatori ritengono fondamentale conoscere, oltre all’origine degli ingredienti, anche il luogo in cui è avvenuto il processo di trasformazione, secondo la consultazione on line del Ministero delle Politiche Agricole.
Il Codacons però non è dello stesso parere e parla di norma inutile.
“Ai consumatori una simile misura servirà a poco o nulla. Un alimento può essere realizzato e confezionato in Italia, ma le sue materie possono provenire tutte da paesi esteri. Ciò che realmente serve è obbligare i produttori ad indicare in etichetta l’origine delle materie prime per tutti gli alimenti in commercio in Italia: solo così sarà possibile fornire adeguate garanzie di trasparenza agli utenti e consentire loro di evitare inganni e raggiri e fare acquisti in piena consapevolezza”.