New York – Le banche centrali dei paesi emergenti avrebbero aumentato le vendite di euro in questi ultimi mesi, per riacquistare e supportare così le proprie valute locali. Inversione del trend che vedeva gli istituti centrali comprare nei momenti di debolezza per la moneta unica, nel tentativo di diversificare le riserve in valuta estera al di fuori del dollaro.
Decisioni che hanno contribuito in larga misura al forte calo registrato dall’euro nelle ultime settimane, -7% contro il dollaro Usa solo a maggio, la variazione negativa nel mese più forte da settembre. La crisi in Grecia, e nell’intera Eurozona, oltre al rallentamento economico globale che ha spinto gli investitori a cercare rifugio nel dollaro americano, sono stati tra i fattori determinanti di questo andamento.
Le banche centrali sono state tra i maggiori venditori di euro, ma anche hedge fund e investitori istituzionali hanno preferito abbandonare la moneta unica, secondo quanto riporta il Financial Times, che cita vari trader delle più grandi banche d’affari.
La crescita delle riserve delle banche centrali avrebbe subito uno stop in maggio, con il picco per il 2012 toccato alla fine di aprile, secondo quanto mostra l’ultima ricerca di Citigroup sul tema. Gli euro venduti sarebbero andati a rafforzare la valuta locale del rispettivo paese emergente di riferimento. Secondo le stime di Nomura la Bank of Korea (Corea del Sud) avrebbe speso circa $7 miliardi per difendere il won nelle ultime settimane. Interventi simili anche per India, Indonesia e Filippine.
Il dollaro americano continua ad essere la divisa preferita dalle banche centrali, con percentuali delle riserve intorno al 60%, secondo gli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale. La quota di euro starebbe pian piano diminuendo, a favore di monete quali la sterlina, il dollaro australiano e canadese.