Il paradigma economico nel quale eravamo abituati a vivere è finito; il welfare state Keynesiano pare ormai non essere più sostenibile né replicabile; il numero dei cittadini che vive al di sotto della soglia di povertà cresce costantemente ed inesorabilmente.
Al centro di tali questioni si colloca, giocoforza, l’Euro.
Non è di certo l’unica causa della crisi, ma di sicuro si è rivelato uno strumento diabolico in grado di generare povertà e togliere democrazia con disarmante velocità.
Senza soffermarsi sul funzionamento dell’Euro e di un’unione monetaria in generale, argomenti che richiedono uno spazio a sé, puntiamo i riflettori su un’iniziativa nata dal Progetto Sicilia per ovviare al problema della sovranità monetaria: il “Grano”.
Non stiamo parlando di agricoltura, ma di una nuova moneta. Una moneta che agirebbe in modo complementare all’Euro (la teoria delle monete complementari è già stata “proposta” da economisti di rilievo come, ad esempio, Nino Galloni), con un tasso di cambio convenzionale pari a 2 (ovvero, 1 Grano = 2 Euro). Non essendo oggetto di scambio sui mercati monetari, il tasso di cambio del Grano rimarrebbe legato all’Euro ed alle sue alle fluttuazioni.
Il suo utilizzo si sostanzierebbe sotto forma di reddito sociale, vale a dire in crediti erogati dalla Regione Sicilia alle famiglie disagiate.
La nuova moneta, che prende il nome dal suo antenato del 1500, potrebbe essere spesa solo in Sicilia e chi accetta questo strumento di scambio ha la possibilità di utilizzarlo per pagare tutti i tributi (Irpef, Ires, Iva, Irap, Tari, Tasi, Imu, etc.) sia verso la Regione che verso i Comuni siciliani.
Ispirandosi al funzionamento del Wir svizzero (moneta complementare al Franco Svizzero), tramite il Grano il Progetto Sicilia si propone di trovare una via d’uscita alla crisi economica che stiamo vivendo aiutando in prima battuta i cittadini meno abbienti e, col prendere campo di questa politica economica, di farla diventare un vero e proprio modello sociale.
La stabilità del progetto “Grano” per rivoluzionare la politica economica, affonda le sue radici nello statuto speciale di cui la Regione Sicilia vanta; in particolar modo:
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Articolo 36: sovranità tributaria (tutti i tributi maturati nella Regione Sicilia, spettano ad essa);
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Articolo 40: sovranità monetaria (facoltà di stampare e gestire la moneta);
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Articolo 41: sovranità finanziaria (facoltà di emettere prestiti interni e, quindi, di autofinanziarsi).
Ecco che, così facendo, si risolverebbe il principale problema legato dell’Euro, ovvero la sua erogazione.
Togliere liquidità equivale a togliere ossigeno ad un corpo e l’esigenza di creare il Grano da parte del Progetto Sicilia nasce infatti dalla carenza di liquidità della Regione che, appunto senza sovranità monetaria, non potrebbe risolvere questo problema.
Non è infatti un caso che già Mayer Amschel Rothschild, banchiere tedesco e fondatore della “House of Rothschild” vissuto tra il 1744 ed il 1812, disse “Let me issue and control a nation’s money and I care not who writes the laws” (Lasciatemi emettere e gestire la moneta nazionale e non mi interesserà nulla di chi sarà a scrivere le leggi).
Sulla scia di questa iniziativa del Progetto Sicilia, potrebbe poi innescarsi una serie di “movimenti economici” nelle altre regioni italiane a statuto speciale e, una volta che i meccanismi siano diventati efficienti e consolidati, la tendenza si potrebbe espandere in tutta la penisola.
Di sicuro, per ora, il Progetto Sicilia propone una base concreta su cui lavorare per far ripartire l’economia regionale ridando dignità e speranza a tante famiglie.
“Se oggi diciamo che lo Stato può fallire, è perché il suo tributo fondamentale – la sovranità – è venuto a mancare. Di fronte a lui si erge un potere che non solo lo può condizionare, ma lo può spodestare. Lo Stato china la testa di fronte a una nuova sovranità: la sovranità dei creditori.” (G. Zagrebelsky).