Legnano – Siamo sempre più basiti davanti al comportamento dei mercati ed all’avidità di certi operatori impegnati a cercare profitti, totalmente incuranti degli effetti che i propri attacchi speculativi potrebbero avere su Paesi già in difficoltà. Quello che è accaduto tra venerdì e ieri sull’Italia ne è la prova concreta.
Domanda: cos’è cambiato in sostanza da quando è stato deliberato il piano di salvataggio per la Grecia nel Bel Paese? Risposta: Niente. Risultato: Fortissimo sell off sui titoli italiani e sui bond, giustificato dai media e dagli analisti come paura dell’effetto contagio che potrebbe toccare la terza maggiore economia europea, qualcosa che se dovesse succedere metterebbe a repentaglio la stessa esistenza della moneta unica europea.
Paura che era già presente nella stessa misura anche nelle settimane passate. Quello che sta succedendo può avere senso per alcuni, può non averne per altri, quello che conta però è il fatto che questo attacco speculativo ha fatto aumentare l’avversione al rischio a livello globale, scatenando dei movimenti correlati sia su valute che su commodities che, tutto sommato, sono quelli che ci interessa comprendere e rilevare per riuscire a trarre qualche buon risultato dal punto di vista del trading.
Di fronte ad uno scenario del genere il quadro mostra un franco svizzero in rafforzamento importante (sul quale la SNB ha dichiarato che non vi sono, al momento, motivazioni per intervenire sui mercati), seguito dallo yen e dall’oro, in quanto considerati strumenti rifugio. Il petrolio invece ha ripiegato e si trova vicino ai supporti di breve periodo.
Ieri è stato tenuto un nuovo meeting da parte dell’Eurogruppo, cui hanno partecipato i 17 ministri finanziari dell’area euro, nel quale è stato confermata la volontà di stanziare un nuovo piano di aiuti alla Grecia sulle cui modalità non c’è ancora stata chiarezza, al fine di sconfiggere definitivamente la paura di un effetto contagio, in quanto si sta mostrando la volontà di fare tutto ciò che è possibile al fine di evitare ulteriori problemi.
Le uniche cose certe sono che si vuole cercare di arrivare il prima possibile (prima dell’autunno è l’intenzione) ad un accordo definitivo tra governi e banche per quanto riguarda il rollover del debito. Inoltre, tutti i membri partecipanti al meeting si sono detti favorevoli ad aumentare, in caso di necessità, la flessibilità del fondo salva-stati.
Oltre a questo, nella lettura degli statement ufficiali della riunione, l’Italia non è stata menzionata, quasi a voler trasmettere un messaggio di tranquillità ai mercati per cercare di alleggerire le pressioni che si stanno vivendo sui mercati finanziari made in Italy.
A tal proposito, lo spread tra il bund ed il decennale tedesco è arrivato ieri al livello record dall’introduzione dell’euro a 302 punti base, ed i rendimenti italiani hanno toccato un massimo assoluto a 5.419%, il che fa ben comprendere quale può essere lo stato d’animo degli investitori di fronte a tali dati.
La cancelliera tedesca ha avuto anche un colloquio telefonico con Berlusconi, dal quale si è evinto che il giudizio della Germania sulla manovra che si sta per approvare in Italia è buono, ma che occorre muoversi il più in fretta possibile.
Sarebbe impossibile non incominciare questa nuova sezione di analisi tecnica senza parlare dell’attacco che sta subendo la moneta unica da una settimana esatta. Parliamo infatti di un calo di più di 600 punti e della rottura di diversi livelli di riferimento che non fanno ben pensare per l’immediato futuro. Nonostante si rincorrano, infatti, voci di iniziative a sostegno dell’euro la direzione intrapresa potrebbe durare oltre.
È stato forte infatti il segnale negativo ricevuto dalla rottura ieri, con forza, della linea di tendenza positiva sul quale risiedevano le ultime speranze di una tenuta, 1.4160. Questo non solo ha favorito il test immediato del successivo livello di supporto a 1.3975 (nonché minimo degli ultimi 4 mesi), ma ha addirittura aperto la strada a qualcosa di più. Possiamo infatti vedere che a 1.3920 transita la metà del ritracciamento del movimento positivo compiuto dal cambio fra gennaio ed inizio maggio.
Il successivo ed ultimo, 61.8%, passerebbe a 1.3680… anche se forse meglio non anticipare troppo i tempi e non pensare che ogni giorno sia possibile vedere un calo di 150 punti. Al di sopra di 1.4080 potrebbe tornare sul mercato un minimo pensiero di positività.
La tendenza, in lenta salita, del cambio UsdJpy è alla fine stata interrotta ieri mattina. Alla rottura di 80.50 è seguito un movimento di volatilità tale da raggiungere il successivo livello di supporto indicato a 80 figura. In realtà questo potrebbe non risultare come livello finale di arrivo, dato che sommando l’ampiezza, del range mantenuto dal cambio, al punto di rottura di ieri potremmo trovare un obiettivo prossimo a 79.50, particolarmente vicino quindi al minimo di 79.70 e 79.55 visti fra maggio e giugno.
Interessante evoluzione quella che sta vivendo il cambio EurJpy. L’ampiezza del movimento a ribasso, da settimana scorsa, è risultata identica a quella vista su eurodollaro, così come abbiamo assistito ad una rottura di un livello chiave. Parliamo di 113.50, che sino ad ora ha favorito un calo di 200 punti ma che in realtà potrebbe avere un obiettivo finale che si trova al di sotto di 110 (109.40 per la precisione).
Non arrivano buoni segnali nemmeno dalla sterlina, che nella scorsa notte, ha confermato l’anticipo di rottura del livello chiave di supporto a 1.5920 visto ieri in giornata. Il risultato di questo è un allontanamento ulteriore dal livello di svolta posto nei pressi di 1.6140 e la ulteriore permanenza dei prezzi al di sotto della trendline positiva del cambio mostrata da un anno sino alla rottura, avvenuta a metà giugno. Scomodando le percentuali di ritracciamento di Fibonacci (oramai pensiamo sia chiaro possa avvenire un ulteriore movimento a ribasso) possiamo trovare un primo livello obiettivo a 1.5780 (il 38.2% del movimento cpompreso fra 1.4240 e 1.6750). Osserviamo 1.5920 come nuovo livello di resistenza.
Crediamo che il continuo calo dell’euro nei confronti della sterlina, possa avere un livello naturale obiettivo a 0.8725, trattandosi del minimo di riferimento del cambio (visto a metà giugno) da cui era partito un movimento di netta ripresa del cambio, oramai però quasi completamente ritracciato.
Il franco sta vivendo ancora una vita duplice e testimonia come, di fatto, i movimenti che stiamo osservando sul mercato siano la conseguenza dell’incertezza europea.
Il cambio EurChf è andato, purtroppo, ieri al di sotto di ogni peggiore aspettativa, superando di 140 punti il minimo precedente (obiettivo per ieri) di 1.1805. Come ultimamente andiamo affermando, va prestata la massima attenzione per un ingresso a favore di euro, attendendo conferme. Nel breve una prima potrebbe giungere dalla rottura di 1.1750, come resistenza, in grado di mostrarci nuovamente 1.18. Per un cambiamento di lungo, ci affidiamo ancora inizialmente a 1.1960.
Il cambio UsdChf è rimasto tutto sommato particolarmente stabile. Una rottura di 0.84 figura, crediamo possa favorire un ritorno sino a 0.85.
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