ROMA (WSI) – Come atteso il protagonista della giornata di ieri sui mercati finanziari è stato l’euro in grado di mantenersi sostenuto durante la mattina di contrattazione e di mettere a segno nuovi massimi (contro il dollaro americano) per poi scendere in maniera copiosa durante la Conferenza Stampa che Mario Draghi ha tenuto a Bruxelles per comunicare le decisioni intraprese dal Governor Council della Banca Centrale Europea
Draghi ed il tasso di cambio
La premessa da compiere è quella relativa al fatto che il corridoio dei tassi è rimasto invariato; 0,0%, 0,25% e 0,75%. Ed era piuttosto prevedibile. Il prossimo mese l’istituto di Francoforte pubblicherà delle proiezioni sullo stato dell’economia dell’Eurozona e, come ha proferito ieri, se queste ultime dovessero rivelarsi ancora deludenti, la BCE agirà visto che questa volta non ci si è nascosti su quella che è una certa insofferenza per l’andamento dell’inflazione sebbene l’ultimo rialzo (dallo 0,5% allo 0,7%) sia stato in qualche modo enfatizzato come fatto positivo. Le aspettative di inflazione peraltro permangono fortemente ancorate al ribasso e lo stesso Draghi ha evidenziato come il calo di un punto e mezzo percentuale nell’arco di un anno sia considerevole, sebbene legato per l’80% al calo dei prezzi dell’energia e dell’alimentare (e al crollo dei consumi, no?).
Ad ogni modo i riferimenti più importanti e gli spunti più interessanti che sono provenuti dalla Press Conference di ieri sono stati quelli sul tasso di cambio: lungi dall’introdurre il tema nello statement accompagnatorio, Draghi non ha potuto sottrarsi alle prevedibili e giustificate domande dei giornalisti circa il tasso di cambio che vede un euro troppo forte. Precisando naturalmente che lo stesso tasso di cambio non è un “policy target” per la Banca Centrale Europea, ha però affermato, e più di una volta, che è seria la preoccupazione circa l’andamento del cambio per gli effetti che ha sui prezzi e sull’andamento dell’economia; è proprio l’eccessiva forza dell’euro a spiegare, anche se in misura minoritaria, il calo generalizzato dei prezzi che potrebbe dunque acuirsi in seguito ad un rallentamento della domanda globale legata proprio al cambio oltre che alle tensioni geopolitiche che si vivono in Ucraina. Su quest’ultimo punto, Draghi ha riferito come un peggioramento dell’attività economica in Russia, a causa anche dell’escalation di sanzioni internazionali, potrebbe portare dunque a ripercussioni sul fronte della domanda di quei paesi europei con i più consolidati rapporti commerciali con la Russia, oltre che ad un aumento di quelle materie prime importate proprio dall’est come il gas, che quindi inciderebbe sulla struttura dei consumi degli stessi paesi diminuendone ancora le cruciali aspettative sull’inflazione.
Dunque l’euro
Nell’ambito della retorica del mandato dietro il quale Draghi si trincera puntualmente quando c’è da parlare di tasso di cambio ed euro – come se quest’ultimo non fosse l’elemento centrale dell’esistenza dell’Eurozona, unita sulla moneta ma disunita su tutto il resto – il banchiere centrale ha in qualche modo lasciato intendere che il problema euro è tenuto in considerazione, eccome. Egli sa benissimo che un euro troppo forte sta già avendo e potrà avere ulteriori ripercussioni sullo stesso mantra della BCE, e cioè sull’inflazione.
Non andiamo distanti dalla realtà se crediamo che l’inflazione bassa, o processo di disinflazione, o deflazione parziale (visti alcuni paesi), non si spieghi esattamente con un rapporto 80 e 20 attribuiti rispettivamente al calo dei prezzi delle materie prime e dell’alimentare e alla forza del tasso di cambio. Se banalmente guardiamo il prezzo del petrolio, prendendolo come benchmark, e ne osserviamo l’andamento dell’ultimo anno, non ravvisiamo questo famoso calo ieri più volte ribadito. Se nel contempo apriamo un grafico dell’eurodollaro e ne analizziamo sommariamente la tendenza, dopo un secondo ci rendiamo conto che è da oltre due anni che quest’ultimo sale ininterrottamente.
Dissentiamo, e non poco, da Mario Draghi, il quale però è sembrato in qualche modo motivato ad agire per evitare che l’euro giochi il ruolo da gigante che finora ha interpretato, ma che non è nelle condizioni di farlo. Il movimento visto ieri sull’eurodollaro è stato tecnico nel suo sviluppo, nel momento in cui gli acquisti hanno raggiunto quasi l’1,40 e hanno di fatto soddisfatto la restante domanda (oltre che colpito gli stop dei ribassisti di prima istanza e poi quelli dei rialzisti), per poi farci vedere uno schiacciante dominio dell’offerta ed il conseguente calo di oltre una figura fino ad area 1,3850. Ma può essere stato significativo in ottica di apristrada verso futuri ed importanti ribassi nel momento in cui il mercato percepisse davvero che la questione euro è discussa nei salotti di Francoforte e che quindi le prossime decisioni impatteranno per deprimerne il valore.
Bank of England e dati odierni
Per dovere di cronaca, va detto che la Bank of England ha ieri confermato il tasso di riferimento allo 0,5% e il Quantitative Easing totale a 375 miliardi di sterline. Ciò era naturalmente più che scontato dal mercato con la sterlina che non ha mostrato alcun segno di volatilità, che potrebbe però tornare in auge oggi con la pubblicazione dei dati sulla Produzione Manifatturiera ed Industriale del Regno Unito. Il quadro tecnico del cable appare ideale per potenti ripartenze verso e sopra i massimi se le release dovessero andare in questo senso. L’altro focus della giornata è invece da porre sul Canada e sulla pubblicazione dei dati sul lavoro nel paese. Anche in questo caso il cambio UsdCad, che ieri ha fatto vedere importanti breakout ribassisti, si trova su punti di minimo delicati con dei possibili e tecnici approfondimenti verso l’area di 1,0750 se i dati dovessero premiare il dollaro canadese.
QUADRO TECNICO
EurUsd: come dunque accennato nella prima parte, il movimento dell’eurodollaro ha messo in evidenza una dinamica di scaricamento della domanda residua sul cambio, con conseguente presa di stop dei ribassisti di prima istanza e poi un’ondata di offerta che ha poi si è alimentata degli stop dei rialzisti e di chi ha incominciato a vendere in maniera importante, pur in maniera tecnica se si osservano i supporti statici che hanno ceduto; 1,3930, 1,3905, 1,3885, 1,3865. Il segnale fornito è stato piuttosto forte in senso ribassista e ora, l’ulteriore rottura sotto 1,3850, può portare ad estensioni verso area 1,3810 che precede solo quella a 1,3775/90 che è stata lo snodo cruciale nel più recente passato del cambio. L’ottica di correzione e ripartenza down è dunque quella più verosimile ed invalidabile se gli acquisti dovessero riportare il cambio sopra 3850 e 3865, verso quelli che erano i supporti precedenti.
UsdJpy: continua la sostanziale calma piatta sul cambio ed assenza di spunti direzionali. Il movimento tecnico che osservavamo ieri, con la buona divergenza regolare rialzista tra prezzo ed oscillatore stocastico che si è sviluppata al suo primo stage, andando cioè ad arrestarsi sulla confluenza grafica rappresentata dal livello statico e dalla media mobile a 21 periodi in area 102, ha trovato poi conferme nel momento in cui il prezzo è andato a riprendere i minimi a 101,45. Possibili dunque nuovi test ora di area 101,70 per ripartenze discesiste anche in rottura dei minimi verso 101,30 e 101,20. Più difficile invece ricercare un buon rapporto rischio/rendimento al rialzo nel momento in cui i veri strappi si avrebbero sopra 102. Se l’area dei minimi dovesse tenere, allora solo lì potremmo pensare a nuovi acquisti.
EurJpy: il difetto di direzionalità per il cross, sempre attraversato da movimenti contrari e non sincronizzati tra i due cambi originali, ha in qualche modo trovato risoluzione nelle copiose vendite di euro viste ieri. Qui il movimento al ribasso ha portato ad escursioni di quasi 200 pips, in rottura dei vari supporti, come quello importantissimo a 141. Il livello di supporto a 140,10/25 sembra perciò poter essere attrattivo per il prezzo, prima di possibili dinamiche di ritracciamento verso 140,55 e 141. Se l’affondo non dovesse invece essere così importante, sopra 140,85 e ancor meglio sopra 141 sono implementabili dei long in direzione 141,40.
GbpUsd: correzione in atto ed ancora presente sul cable che, esattamente come ieri, ci mostra un’importante area di supporto a 1,6930 che ancora sembra fornirci buone conferme in senso di ripartenza rialzista. Appare cruciale il tempo per ripartenze up verso 1,6970 ed 1,70 e le release delle 10.30 potrebbero dunque favorire tale scenario. Ritorni sotto 1,6930 girerebbero il quadro di breve, nel momento in cui potremmo riguardare in vendita l’1,69 e l’1,6860.
AudUsd: ribadiamo come sempre la figura di riferimento rappresentata dal preciso canale rialzista dai minimi di gennaio, attraversato dal canale ribassista invece iniziato il 10 aprile. Le rotture al rialzo di 0,9315 sono state precise lo scorso martedì così come i pullback visti mercoledì proprio in quell’area e le potenti ripartenze di ieri che sono ben arrivate al target di 0,9385 che descrivevamo. Come altrettanto auspicato, il via poi alle vendite sulla divergenza regolare ribassista del grafico a 4 ore che però potrebbe arrestarsi a 0,9340 per permettere risalite verso nuovi massimi a 0,9425. Operazioni short invece possono essere contemplate sotto 9340 verso 9315 ma in maniera veloce, o più significativa sotto quest’ultimo livello verso 0,9250.
Ger30 (Dax): continua il su è giù dell’indice tedesco che però continua a fornirci grande precisione nei livelli tecnici. Perfetto infatti il rimbalzo a 9.490 e la successiva rottura con pullback di 9.555 verso il target di 9.620 e poi le nuove vendite arrestatesi proprio a 9.555. Da qui potrebbero ripartire gli acquisti ancora una volta verso 9.620 punti, salvo poi potersi nuovamente riscaricare verso i supporti. Cedimento sotto 9.555 potrebbero dunque portarci a nuove vendite con il consueto target.
XauUsd (Oro): dopo il violento il ribasso dell’oro che dopo aver fallito rotture rialziste sopra 1.316, ha poi violato al ribasso area 1.307 e che tecnicamente ha ripreso i livelli di 1.301, 1.296 fino ad area 1.286, siamo dunque entrati in lateralità proprio tra quest’ultimo livello e il 1.292. Possibili gli acquisti subito sopra verso 1.296 che appare però un livello di maggiore conferma per comprare verso 1.302. Sotto 1.286 sensate le vendite anche in modalità stop entry.
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