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Euro: un tunnel politico e fiscale senza uscita

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ROMA (WSI) – Dai primi scricchiolii dei mutui subprime sono ormai trascorsi sei anni e ancora la “luce in fondo al tunnel” brilla all’orizzonte, mentre ci circonda il buio della Crisi, ormai ufficialmente più lunga della Grande Depressione del 1929.

Quando guardiamo in casa nostra, l’Italia, osserviamo una delle più grandi economie del Mondo, sottoposta ad una severa cura dimagrante e alla concentrazione di politiche cicliche sia di tipo monetario che di tipo fiscale. Un fardello pesante, forse insopportabile, che abbiamo dovuto caricarci mettendoci progressivamente da soli nell’angolo (vedi “l’arcobaleno magico del pareggio di bilancio”) dopo aver scialacquato il vantaggio economico che l’ingresso nell’€ ci ha dato. Il non poter contrastare la Crisi con interventi anticiclici ha generato una “economia in apnea”. Cosa intendiamo per apnea? Quali sono gli effetti concreti di questa perdurante situazione di Crisi?

Nel periodo 01.gennaio – 31.marzo 2013, ci dice Unioncamere, 31mila imprese (31351 per la precisione) sono state chiuse, al netto di quelle aperte: è il dato peggiore dal 2004, data di inizio della rilevazione. Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, commenta così:

I numeri delle imprese che chiudono impongono all’attenzione di tutti l’urgenza di interventi concreti per la crescita e l’occupazione

Già, l’occupazione: sono oltre 3 milioni gli italiani in grado di lavorare che nel 2012 ha rinunciato a cercare un lavoro oppure che l’ha cercato senza trovarlo. Le due categorie formano la cosiddetta forza lavoro potenziale addizionale ed il dato pone l’Italia al primo posto nell’area euro (peggio anche della Spagna), in termini di percentuale sulla forza lavoro totale.

Nel frattempo, per affrontare situazioni come questa, spesso la speranza di future migliori prospettive aiuta, il fatto è che anche le prospettive languono: ad esempio tre mesi fa Prometeia prevedeva per il 2013 un PIL Italiano a -0.6%. Ora la caduta prevista è più del doppio: -1.5%. Una revisione così forte da mostrare tutta la difficoltà di questa fase ciclica: ai continui miglioramenti del bilancio pubblico, testimoniato dallo spread Btp-Bund che si attesta stabilmente attorno ai 300 punti, corrisponde una continua contrazione del PIL (-3.7% cumulato tra il 2011 e il 2012) che potrebbe al meglio diminuire di intensità, ad esempio il primo trimestre 2013 dovrebbe chiudersi con una (sia pure modestissima) crescita della produzione industriale e un PIL a -0,2%.

Tra incertezza politica e carenza di liquidità dovuta al credit crunch e al ciclo dei pagamenti clienti/fornitori che si è ingessato, c’è ancora parecchia sabbia negli ingranaggi, percui Prometeia nel suo documento conclude:

“Il Pil tornerà a crescere dall’ultimo trimestre di quest’anno, ma sarà solo nella seconda metà del 2014 che tutte le componenti di domanda si riporteranno su tassi di crescita positivi. L’uscita dalla recessione non verrà prima del 2014 e un rafforzamento del ciclo per il 2015, seppure ancora lontano dal recupero dei livelli pre-crisi. Il pagamento dei crediti pregressi delle Pubbliche Amministrazioni potrebbe consentire di alleviare, almeno in parte, i vincoli di liquidità; se verranno effettuati nei tempi previsti, tali pagamenti consentiranno di aumentare il PIL di due e tre decimi di punto nel 2013 e 2014 rispettivamente, con un impatto significativo soprattutto sugli investimenti (superiore all’1%). A tali effetti è associata la possibilità che nel quarto trimestre di quest’anno si interrompa la discesa del PIL in atto dal 2011.”

L’erogazione di questi pagamenti è ostacolata però dai vincoli europei, dalla procedura di infrazione a cui -a causa del nostro comportamento del passato- siamo sottoposti. E sul fronte liquidità, la visione non è uniforme in Europa, ad esempio Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco, ha detto ieri in un’intervista al settimanale Wirtschaftswoche:

“C’è molta liquidità sul mercato, secondo me troppa. Se la BCE usasse gli spazi a sua disposizione per ridurre questa enorme liquidità, io ne sarei contento. Anche se, bisogna ammetterlo, gli spazi di manovra in questo momento sono ridotti a causa della crisi nei Paesi sudeuropei. Noi, in Germania, non dobbiamo dimenticare che ci sono Paesi in Europa ancora in una situazione precaria a livello di crescita. Riguardo alle richieste che vengono rivolte in queste settimane all’Eurotower perché intervenga per contrastare la crisi di liquidità dei Paesi in difficoltà ricordo che chi vuole immettere nuove risorse nel ciclo economico senza attuare riforme strutturali di ampio respito, non pone, comunque, le basi per una crescita sostenibile. Spesso si dimentica che le conseguenze di una ‘bolla’ creata in questo modo sono più pesanti dell’effetto positivo di breve termine che si ottiene sulla congiuntura”.

Quello che però nemmeno Schaeuble può negare è che se non c’è spazio per le manovre anticicliche di tipo fiscale, perché i bilanci pubblici sono blindati, non rimane che chiedere manovre di tipo monetario, perché viceversa si ricade in quella che nel nuovo Global Financial Stability Report del FMI viene definita fatica dell’aggiustamento: La sostenibilità di un Paese si misura sia in termini finanziari (politiche di bilancio che non generino squilibri strutturali) ma anche in termini di sostenibilità sociale, che può essere garantita solo se il consolidamento di bilancio e le riforme strutturali, ovviamente necessari, avvengono in tempi adeguati e realistici.

Nel presentare il report, l’esponente del FMI Vinales aggiunge:

“La Crisi continua a sorprendere la maggior parte di noi a causa dell’enorme e crescente costo umano. Ciò è specialmente vero in Europa: troppe persone hanno perso il lavoro, c’è una nuova generazione che non riesce a sbarcare il lunario, nell’Eurozona la disoccupazione è all’11,3%, in Grecia e Spagna una persona attiva su quattro è disoccupata…. è devastante, non può durare a lungo.

Per la maggior parte dei paesi europei il consolidamento del bilancio è una necessità dato il livello dell’indebitamento, ma non è necessario che tutti i tagli siano brutali o rapidi o anticipati, occorre un equilibrio tra quanto viene richiesto e quanto è tollerabile. Il consolidamento di bilancio è una maratona non uno sprint, se la crescita peggiora occorre focalizzarsi sulle misure di bilancio piuttosto che sugli obiettivi di bilancio evitando azioni indebitamente pro-cicliche (che peggiorano ancora di più l’economia).

La mancata unione bancaria implica che i costi del finanziamento bancario siano molto diversi tra Paese e Paese, nel senso che l’accesso al mercato interbancario è possibile a banche di certi paesi e non a banche di altri paesi. E’ questo che ha ostruito la normale trasmissione degli effetti della politica monetaria (con tassi di interesse ai minimi) ai tassi di interesse bancari per i prestiti a imprese e famiglie. Alla ‘nazionalizzazione’ degli effetti finanziari della crisi si affiancano gli effetti del deleveraging bancario simultaneo: che per le banche europee stimiamo che ammonti ancora a 1500 mld€. In alcuni paesi anche le imprese si stanno sottoponendo alla cura finanziaria dimagrante, operazione inevitabile, e anch’essa limiterà la crescita economica per molti anni perché peserà direttamente sulla spesa per investimenti e sulle scelte di consumo delle famiglie. Il circolo vizioso è così guidato da tre fattori che si nutrono a vicenda: mercato del debito sovrano fragile, banche deboli, stagnazione o bassa crescita.

Riassumendo: l’irrigidimento fiscale (per evitare che debordino i conti pubblici) abbinato all’irrigidimento monetario (per timore che l’espansione monetaria generi bolle inflattive) chiude le valvole di sfogo alternative alla valvola del cambio, che nell’area euro è assente.

Occorre che per Schaeuble, ed in Europa in ultima istanza, diventino chiare delle priorità: se wathever it takes (per citare Draghi) l’euro va preservato, allora bisogna chiarire se è prioritario tenere dritta la barra sui conti pubblici (attivando una maggior spinta monetaria) o se il controllo della stabilità dei prezzi sia imprescindibile (dando più margine operativo e temporale sui conti pubblici).

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Bimbo Alieno – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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