È sempre più complessa la ricerca di soluzione congiunta da parte dei Paesi europei agli aiuti finanziari da mettere in campo per far fronte al brusco rallentamento economico che sta colpendo la zona euro a seguito dell’epidemia legata al coronavirus.
Il vertice che si svolge in teleconferenza tra i ministri delle finanze dei Paesi della zona euro, iniziato alle 15,30, è stato sospeso verso le 19 ma dovrebbe riprendere in serata. Rinviata la conferenza stampa finale prevista inizialmente per le ore 20.
Ad ostacolare il raggiungimento di un accordo è il ministro delle finanze olandese Wopke Hoekstra che prima dell’inizio del vertice ha chiarito che “Gli Eurobond io non li farei, e neppure il governo”, aggiungendo che per quanto riguarda l’uso del Mes (il fondo salvastati) ci devono sempre essere delle condizioni.
I ministri delle finanze della zona euro hanno l’obiettivo di trovare una soluzione concertata alla crisi più profonda dalla Seconda Guerra Mondiale.
Se tutti tutti sono d’accordo a lanciare un piano Marshall europeo, l’Eurozona resta divisa tra chi, come Italia e Francia, vede nel debito possibilmente comune una risposta e chi invece, come Germania e Olanda, dietro i debiti vede solo nuovi rischi e preferisce aiuti individuali.
In altre parole, il Nord è convinto che una forma di controllo su come verranno spesi gli aiuti sia necessaria, così come assicurare che il Paese gestisca i suoi conti in modo oculato.
Prima dell’inizio del vertice il presidente dell’Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno, ha chiarito in un videomessaggio che “oggi chiederò ai ministri di prendere un impegno chiaro per un piano di ripresa coordinato e consistente. Sappiamo tutti che non è tempo di business as usual: dobbiamo mostrare ai cittadini che l’Europa li protegge. Per loro dobbiamo puntare in alto”.
Se le distanze non si accorceranno, l’Europa avrà bisogno dei tempi supplementari: è probabile che anche il nuovo vertice Ue slitti a dopo Pasqua.
Tanto per il momento l’Eurozona ha le spalle coperte dalla Bce: il programma di acquisti è partito anticipando la sua potenza, con sei miliardi al giorno, che significa 133 miliardi al mese contro gli 83 miliardi medi previsti.
Il pacchetto che i ministri discuteranno oggi prevede al momento tre punti:
- l’utilizzo di un Mes alleggerito delle sue condizionalità più rigide e in grado di dare crediti per 240 miliardi di euro;
- un meccanismo da 100 miliardi per aiutare la cassa integrazione dei 27 Paesi Ue;
- un piano della Bei per far arrivare 200 miliardi alle imprese.
Nel frattempo, Roma insiste sul fatto che “il Mes è assolutamente inadeguato, gli Eurobond invece sono la soluzione, una risposta seria, efficace, adeguata all’emergenza”. Lo ha confermato ieri il premier Giuseppe Conte assicurando un perfetto allineamento con Roberto Gualtieri: “Io sono convinto che la storia è con noi e vedremo alla fine la storia quale piega prenderà”.
Dal canto suo, Parigi alza il tiro e, dopo aver tentato una mediazione con Berlino appoggiando il Mes light, di fronte ad una Germania inamovibile sugli Eurobond minaccia di ritirare il suo sostegno.
Ma la Merkel tiene il punto: il Mes è lo strumento da usare, e le condizionalità non saranno un ostacolo perché ormai sono quasi tutti d’accordo a ridurle. Ma non ad azzerarle: Anche se, assicura il ministro dell’Economia tedesco Olaf Scholz, “non ci sarà nessuna troika”