ROMA (WSI) – Numeri da brivido per il mercato dell’auto europeo, tra le vittime più note delle misure di austerity imposte dai governi che hanno voluto seguire la ricetta di “lacrime e sangue”. Ancora una volta, grazie misure di austerity.
Stando ai dati dell’Acea, associazione produttori di auto in Europa, nel 2012 le immatricolazioni di nuove auto in Europa sono state pari a 12.053.904 unità, scivolando al minimo dal dicembre del 1993. Il calo nel mercato nell’Europa a 27 ha registrato una flessione -8,2%.
Italia, maglia nera in Europa. Calo mercato è stato infatti -19,9%, contro -13,9% della Francia, -13,4% della Spagna e -2,9% della Germania. L’unico dato positivo è stato messo a segno dal Regno Unito con un aumento del 5,3%.
Riguardo a Fiat, il gruppo ha concluso l’anno con quasi 800 mila immatricolazioni in Europa, accusando una flessione del 15% su base annua. A incidere sul risultato negativo soprattutto il crollo del mercato in Italia, mentre positivo è stato il risultato nel Regno Unito dove il Lingotto ha immatricolato più di 65 mila vetture, +10,9% rispetto al 2011.
Fiat ha immatricolato in Europa nel 2012 quasi 582 mila vetture per una quota del 4,6%. In dicembre le registrazioni del brand sono state oltre 37 mila e la quota del 4,4 per cento, la stessa di un anno fa. Risultati positivi sono stati raggiunti anche in altri paesi europei.
Intanto forti sono gli interrogativi sui piani di Fiat in Italia. Sergio Marchionne pensa infatti in grande e parla di fusione tra Fiat-Chrysler e di progetti che vanno avanti anche con il partner cinese, proprio mentre si parla della cassa integrazione straordinaria che prenderà piede nello stabilimento di Melfi dall’11 febbraio del 2013 al 31 dicembre del 2014.
La cassa integrazione straordinaria “servirà a ristrutturare in vista dell’investimento, intanto continueremo a produrre, secondo le richieste del mercato, la Punto. Non capisco quale sia il problema, è una richiesta standard – ha detto Marchionne, parlando da Detroit, dove si svolge il Salone dell’auto – Non chiuderemo altri impianti in Italia. I tagli di posti di lavoro effettuati in Polonia hanno protetto i lavoratori delle fabbriche italiane”.
Ma con il mercato dell’auto italiano accartocciato su se stesso l’ultima parola non può essere ancora scritta, e il futuro per i dipendenti italiani rimane molto dubbio.