Società

Europa: ecco quanto costerà all’Italia l’addio a Schengen

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

BRUXELLES (WSI) – 100 miliardi di euro l’anno è questa la cifra enorme che potrebbe pagare l’Europa per dire addio al trattato di Schengen, quello con cui si è creata la libera area di circolazione delle persone, eliminando progressivamente i controlli alle frontiere condivise. L’area Schengen consta di 26 paesi, 22 dei quali appartenenti all’Unione europea e 4 esterni ad essa come Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). L’ondata di migranti però ha spinto paesi come Austria, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia e Svezia a sospendere l’applicazione dell’accordo.

Una sospensione che per l’Europa intera potrebbe significare fino a 100 miliardi di euro l’anno, circa 28 miliardi solo per la Germina, 10 per la Spagna e 13 per l’Italia, secondo quanto calcolata da France Strategie, un think-thank governativo francese.

“Un intervento soft e ridotto nel tempo avrebbe effetti relativamente limitati e colpirebbe soprattutto il turismo giornaliero e dei week-end (previsti in calo del 5 e del 2,5%), i lavoratori transfrontalieri e il trasporto merci. Se i controlli al confine durassero nel tempo, invece, le conseguenze rischiano di essere pesantissime: gli scambi commerciali all’interno dell’Unione calerebbero del 10-20%, un danno pari all’imposizione di una tassa del 3% su tutti i beni trasportati. Mandando in fumo – al netto dei mancati investimenti esteri – lo 0,8% del Pil continentale”.

I problemi sono già evidenti oggi con i pendolari sul ponte che collega Danimarca e Svezia che devono attendere 45 minuti di tempo in più per la verifica dei documenti da parte di Copenaghen. Attese lunghe anche per gli autotrasportatori tra Francia e Belgio fino all’aeroporto di Helsinki dove occorrerà assumere altri 15 addetti ai varchi dell’immigrazione per poter smaltire i controlli dei documenti dei passeggeri in arrivo dall’Unione europea.

Tutte attese che si traducono in costi che ostacolano lo sviluppo e la crescita continentale, soprattutto i paesi più piccoli e che dipendono dagli scambi interni all’Ue come ad esempio la Slovacchi: il 70% della sua economia dipende dai rapporti commerciali con altri paesi continentali e bloccare gli scambi significherà infliggergli un colpo mortale.