NEW YORK (WSI) – A dispetto della politica ultra-espansiva della Bce, la ripresa di Eurolandia resta debole. Questo insieme al problema della migrazione, del pericolo Brexit e del debito della Grecia rischia di far esplodere una nuova crisi, che potrebbe rivelarsi fatale.
E’ quanto sostengono gli esperti dell’Economist Intelligence Unit (Eiu), unità di analisi della rivista britannica “The Economist”, che accendono i riflettori sul rischio che tutti questi potenziali fattori di crisi possano esplodere allo stesso tempo, mettendo in crisi il sistema.
Il momento piu’ delicato in prospettiva e’ meta’ anno, ovvero quando i cittadini britannici saranno chiamati a esprimersi tramite referendum sulla permanenza o meno della Gran Bretagna nella Unione europea. Lo stesso periodo coincide con una scadenza importante per il pagamento del debito e con il picco massimo dei flussi migratori.
Sul fronte della politica monetaria, intanto, oggi la Bce ha annunciato di “aver avviato” l’espansione” del suo piano di acquisto di titoli a 80 miliardi di euro al mese, cifra che a marzo è stata rialzata dagli iniziali 60 mld di euro al mese.
Tutto ciò’ mentre la Bce ha comunicato di aver lasciato invariati i tassi d’interesse: il tasso principale rimane così al minimo storico dello 0,00%, quello sui depositi bancari a -0,40% e quello di rifinanziamento marginale a 0,25%.
Per quanto riguarda invece la Grecia, qualche giorno fa George Papaconstantinou, ministro greco delle finanze dal 2009 al 2011 aveva dichiarato che i problemi di Atene sono sono stati solo rimandati. il debito sovrano e crisi dei migranti andranno ad intrecciarsi pericolosamente in un incastro che potrebbe determinare un blocco del concetto stesso sul quale i 27 stanno tentando di mantenere un’Unione che unita non lo è mai stata.