Il vicepremier Matteo Salvini è tornato ad insistere sulla necessità della flat tax, nonostante le cautele del premier Conte. “In Italia serve uno shock fiscale come quello di Trump. L’unico modo di far correre l’Italia è quello di spalancare le porte del mondo del lavoro e di abbassare le tasse”, ha detto Salvini in un’intervista rilasciata a Coffee Break su La7.
Se il governo avrà i numeri, il leader della Lega punta ad avanzare una proposta più ambiziosa di quella lanciata sin qui. “una tassazione al 15% farebbe correre l’Italia: assunzioni, paesi stranieri verrebbero ad investire qui. Certo, non tutto per tutti adesso. Bisogna abbassare progressivamente le tasse anche perché con i tagli in questi anni il debito è aumentato”.
Divergenze con Roma-Bruxelles, Spread torna a salire
L’obiettivo, secondo quanto affermato dal leader della Lega, è prioritario anche nei confronti delle regole europee sul bilancio pubblico che impedirebbero di sforare il rapporto deficit/Pil al 3% per finanziare questo genere di provvedimenti.
Lo spread Btp-bund è in rialzo oggi a quota 279,50.
In più occasioni Salvini ha dichiarato di voler cambiare i trattati che regolano i vincoli di bilancio e che queste elezioni sono un modo per esprimere tale volontà di cambiamento. Tuttavia, anche una maggioranza sovranista in Europarlamento non sarebbe sufficiente a cambiare i trattati: è richiesto un consenso unanime dei governi nazionali.
Studio Commissione UE: gli svantaggi della flat tax
Sulla logica alla base della flat tax la Lega ha spesso citato come modelli una serie di Paesi dell’Europa centrale e orientale che, fra gli anni Novanta e Duemila, hanno adottato con successo questo modello di imposizione sui redditi. Uno studio dello EU Science Hub pubblicato l’anno scorso aveva suggerito ai quei Paesi che sarebbe ormai consigliabile l’adozione di un sistema progressivo. In tal modo, si legge nel paper, sarebbero diminuite le diseguaglianze senza per questo diminuire il potenziale di crescita.
Dall’analisi della letteratura, infatti, emerge che la flat tax vede nella ridotta redistribuzione della ricchezza il suo maggior difetto. A favore della tassa piatta, scrivono gli autori, ci sono “semplicità e minori effetti distorsivi sulla crescita e l’occupazione”. I sistemi di flat tax, comunque, sono generalmente adottati dalle economie in transizione da un sistema pianificato a uno di mercato. Non sarebbe questo, insomma, il caso dell’Italia.
“Le prove esistenti suggeriscono che i paesi con sistemi fiscali flat tendono a farlo ridistribuire il reddito in misura significativamente inferiore rispetto ai paesi con sistemi fiscali progressivi. (…) nell’Ue i paesi con tasse piatte tendono a ridistribuire meno degli altri membri quando si considerano assieme fisco e benefit sociali”, afferma lo studio europeo. I coefficienti di diseguaglianza (Gini index) dei Paesi che hanno adottato la flat tax sono in fondo alla classifica di equità, con l’unica eccezione dell’Ungheria. (Grafico in basso).