Il rischio della povertà, in Europa, colpisce in misura rilevante anche chi ha un impiego lavorativo, con l’Italia nel numero dei Paesi più colpiti dal fenomeno. Secondo i dati pubblicati oggi, 31 gennaio, da Eurostat un lavoratore europeo su dieci è a rischio povertà: un dato che è cresciuto nell’ultimo decennio dall’8,6% del 2008 al 9,5% al 2018. Sono in maggior misura le donne ad essere esposte a questo problema, con un’incidenza del 9,9% contro quella del 9,1% degli uomini.
L’Italia e gli altri Paesi
Rispetto alla media europea, il rischio di cadere in povertà pur avendo un lavoro in Italia è aumentato tre volte di più rispetto alla media europea: l’incremento è stato di 3,3 punti percentuali. Il Bel Paese risulta, quindi, il quarto Paese più colpito da questo fenomeno con il 12,2% dei lavoratori a rischio povertà. La situazione è più difficile solo in Romania (15,3%), Lussemburgo (13,5%) e in Spagna (12,9%). Seguono alle spalle dell’Italia, invece, il Regno Unito (11,3%) e la Grecia (11%). Sul versante opposto, quello dei Paesi che vedono i loro lavoratori più al riparo dal rischio povertà, spiccano Finlandia (3,1%), Repubblica Ceca (3,4%) e Irlanda (4,9%).
Rischio povertà più elevato per lavoratori part-time
Se si restringe l’osservazione alle specifiche tipologie contrattuali, nota Eurostat, il rischio di povertà tende a raddoppiare nel caso dei lavori a tempo parziale: nella media europea tale rischio passa dal 7,8% dei lavoratori a tempo pieno al 15,7%. Il discorso peggiora ulteriormente nel caso dei lavori a tempo determinato: rispetto ai contratti stabili il rischio di povertà risulta del 16,2%, contro il 6,1%.