Partito il conto alla rovescia per il salvataggio di Eurovita. Il 31 marzo 2023 è a tutto gli effetti una vera e propria deadline, il termine ultimo entro il quale deve essere definito il futuro della società. Tra poco più di una settimana scade il mandato di Alessandro Santoliquido, che è stato nominato come commissario per la gestione provvisoria. Il 31 marzo, inoltre, avrà termine anche il congelamento delle polizze, che è stato imposto da Ivass.
Per riuscire a mettere in sicurezza Eurovita servono almeno 300 milioni di euro: grazie a questa iniezione di capitale si potrà evitare l’amministrazione controllata. Data la situazione, però sembra che centrare l’obiettivo possa rivelarsi davvero difficile. I tentativi, comunque, proseguono e si cerca di definire e delineare un piano di salvataggio di Eurovita.
I dubbi e le perplessità
Una delle soluzioni preferite per salvare Eurovita è quella, come abbiamo visto, che coinvolge direttamente i più importanti operatori del settore assicurativo. I gruppi più importanti, insieme a quelli più piccoli, dovrebbero partecipare alla ricapitalizzazione di Eurovita che, stando ai calcoli dell’Ivass, ha necessità di un’iniezione di capitale pari ad almeno 250-300 milioni di euro per rilanciare il solvency ratio che è andato sotto la soglia del 150% ad inizio 2022.
Purtroppo, nel corso della riunione dell’Ania che si è tenuta la scorsa settimana, Unipol, Intesa Sanpaolo e Generali avrebbero espresso molti dubbi sull’operazione. A preoccupare sono principalmente i rischi in termini finanziari e di governance. Nel caso in cui dovesse mancare un grande istituto che possa fare da garante è difficile che questa soluzione possa andare avanti.
Ricordiamo che, a seguito del ritiro della cordata JC Flower-Munich Re, la quale avrebbe dovuto garantire i fondi richiesti da Ivass, Santoliquido ha cercato un altro fondo di private equity, che potesse essere interessato al dossier. Ma anche questa ipotesi sembra essere definitivamente tramontata.
Le prospettive per Eurovita
Stando a quanto ha riportato “MF-Milano Finanza”, nei giorni scorsi si sono tenuti degli incontri con le banche che hanno distribuito i prodotti Eurovita. Per il momento, però, non ci sono stati dei risultati concreti. Il problema più importante, adesso, è legato proprio alle strette tempistiche, che non aiutano a trovare la giusta quadra. Stando alle prime indiscrezioni, che stanno circolando, l’ipotesi più accreditata sarebbe la cessione del portafoglio tra uno o più operatori. Poste Italiane potrebbe andare a rilevare le polizze ramo I emesse da Eurovita, mentre a farsi carico delle polizze ramo II (unit linked) potrebbero essere direttamente le banche che le hanno distribuite: Banca Fideuram, Fineco, Credito Emiliano e Sparkasse.
Una delle alternative a questa ipotesi è il coinvolgimento più ampio del settore assicurativo. Non verrebbe coinvolta, quindi, unicamente Poste Italiane, ma potrebbero scendere in campo anche altre compagnie, oltre che alle banche partner di Eurovita.
Particolare attenzione, inoltre, è posta ai risvolti occupazionali. Alessandro Santoliquido, nel corso di un incontro con i sindacati, ha anticipato che si starebbe profilando l’amministrazione straordinaria per la società. I sindacati riferiscono che secondo Santoliquido non ci sarebbero delle preoccupazioni per il futuro dei dipendenti della compagnia: le difficoltà, infatti, non sono da ricondurre al costo del personale.
Un salvataggio al 31 marzo sembra ormai improbabile: uno dei pochi piani sul tavolo riguarda un gruppo di soggetti che possano entrare nel capitale della società. Per gli addetti ai lavori, però, sarebbe forse più semplice per le banche interessate rimborsare il 100% delle polizze di Eurovita ai propri clienti, piuttosto che ristrutturare l’azienda.
In base a quello che succederà, cambieranno anche gli scenari per gli assicurati. Una volta iniziata la procedura di amministrazione straordinaria, prima che si inizi a liquidare i debiti ci vorranno almeno un paio di anni, mentre per liquidare chi ha una polizza ne servirebbero tre. Sono circa 400 mila le famiglie con i risparmi bloccati.