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Eurovita, l’Italia guarda alla normativa europea sul fondo di garanzia per le assicurazioni

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Dovrebbe arrivare stasera, a mercati chiusi, la proroga del blocco dei riscatti delle polizze Eurovita. Anche l’accordo per il salvataggio è atteso in tempi brevi. Anche perchè sarebbe insostenibile non trovarlo, non solo per Eurovita, ma per l’intero settore assicurativo.

I rischi di un mancato salvataggio di Eurovita

Non  salvare Eurovita porterebbe innanzitutto con sè dei rischi per i sottoscrittori delle sue polizze. Lo scenario cambia a seconda che i risparmiatori abbiano sottoscritto polizze ramo I (a gestione separata) o polizze multiramo (o ramo III, costituite da una gestione separata e da fondi assicurativi interni). Nel caso delle polizze ramo I, il patrimonio delle gestioni separate non rientrerebbe nel fallimento, ma sarebbe liquidato ai prezzi di mercato dei titoli presenti in portafoglio e decadrebbe la garanzia della restituzione del 100% del capitale versato. Per le polizze multiramo, la componente gestione separata seguirebbe la stessa sorte delineata sopra, mentre per i fondi assicurativi interni non ci sarebbe alcuna garanzia, salvo una valutazione di mercato, come avviene per un normale fondo di investimento.

Il fallimento di Eurovita innescherebbe anche un serio problema di fiducia nel sistema: sarebbe un precedente pericoloso per il settore delle assicurazioni, che porterebbe i risparmiatori a non fidarsi più delle compagnie e quindi a non stipulare più polizze e a ritirare la liquidità investita in altre polizze. E’ qualcosa che sta già accadendo: il Rapporto di Stabilità Finanziaria realizzato da Banca d’Italia con il contributo dell’Ivass, pubblicato nel novembre 2022, rileva che “il rapporto tra riscatti e premi delle assicurazioni italiane è aumentato, raggiungendo il 55 per cento in settembre, 9 punti percentuali in più nel confronto con l’anno precedente.”

ivass

Un fondo di tutela degli assicurati

Intanto si guarda già avanti. Secondo quanto risulta a “Wall Street Italia”, i regolatori italiani, in particolare l’Ivass, stanno seguendo da vicino i lavori della direttiva europea sul fondo di tutela degli assicurati, sulla falsariga del Fitd (Fondo Italiano di Tutela dei depositanti). Sono noti come Fondi di garanzia degli assicurati (Insurance Guarantee Schemes o IGS), che forniscono una protezione di ultima istanza ai consumatori quando gli assicuratori non sono in grado di rispettare gli impegni contrattuali, offrendo una protezione contro il rischio che le richieste di risarcimento non vengano soddisfatte in caso di chiusura di una compagnia assicurativa.

Il tema è discusso da tempo a livello europeo. In questo memo del 12 luglio 2010, la Commissione europea spiegava che tali schemi potevano “offrire protezione pagando un indennizzo ai consumatori o assicurando la continuazione del loro contratto assicurativo, ad esempio facilitando il trasferimento delle polizze a un assicuratore solvibile o al sistema di garanzia stesso”. Tuttavia, non esiste un quadro armonizzato a livello europeo: gli Igs sono offerti solo da alcuni paesi, e dove presenti, offrono livelli diversi di protezione. Ciò “ostacola una protezione efficace ed equa dei consumatori. Può anche ostacolare il funzionamento del mercato assicurativo interno distorcendo la concorrenza transfrontaliera. Alla luce degli insegnamenti tratti dalla recente crisi, lo sviluppo di sistemi di garanzia assicurativa armonizzati potrebbe contribuire a colmare queste carenze”, scrive la Commissione Ue, che punta a un’armonizzazione degli schemi e al varo di una legislazione sugli Igs a livello comunitario.

“Per evitare che i contribuenti debbano pagare in caso di fallimento dell’assicurazione, l’Igs dovrebbe essere istituito come meccanismo di ultima istanza, che entrerebbe in vigore quando gli altri meccanismi di protezione hanno fallito. La previsione di un Igs come meccanismo di ultima istanza non solo può contribuire all’obiettivo di raggiungere livelli completi e uniformi di protezione degli assicurati, ma può anche aumentare la fiducia nel settore finanziario e quindi avere un impatto positivo sul resto dell’economia”, scrive la Commissione. Il tema è stato oggetto di pubblicazioni del centro di ricerca della Commissione del 2014 e del 2021, che valutano l’impatto quantititativo delle diverse opzioni di implementazione di regole armonizzate sugli Igs.

In Italia tali schemi di protezione degli assicurati non esistono. I tempi di introduzione dell’Igs non saranno brevi nel nostro paese: Ivass infatti vuole prendere tempo per pensarci bene e studiare le esperienze internazionali di casi simili. Ma l’orientamento a introdurre un fondo assicurativo c’è, dopo la dura lezione di Eurovita.