Economia

Eurovita: l’ottimismo di Visco non trova riscontri nella realtà

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il Governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco non poteva esimersi dal menzionare i lavori per trovare un piano di salvataggio per Eurovita nelle considerazioni finali. Bankitalia “segue attentamente la questione in collaborazione con Ivass e in contatto con le autorità di Governo” ha dichiarato ieri Ignazio Visco ricordando che, nonostante la contrazione della raccolta netta delle gestioni separate, “le compagnie assicurative italiane sono nel complesso robuste e ben capitalizzate e in grado di reagire alle mutate condizioni di mercato tornando a privilegiare la componente prettamente assicurativa della propria offerta”.

Il faro di Via Nazionale resta quindi acceso ma ad oggi, le posizioni tra banche e assicurazioni per il piano di salvataggio della compagnia finita in amministrazione straordinaria sarebbero ancora molto distanti, anche se con qualche progresso rispetto alle scorse settimane. La diatriba tra banche e assicurazioni, che allontana l’accordo per metterla in sicurezza già di per sé complicato, riguarda la responsabilità di rimborso dei possibili riscatti anticipati rispetto alla scadenza naturale delle polizze, che potranno essere richiesti dai clienti una volta che verrà eliminato il blocco introdotto da Ivass. Se le banche sedute al tavolo (una quindicina in tutto con Intesa, Fineco, Fideuram, Credem e Sparkasse capofila) appaiono consapevoli della necessità di accollarsi questo onere per le polizze Eurovita che hanno distribuito nei loro sportelli, pena un’inedita crisi di fiducia, è sulle modalità dell’intervento che le posizioni con le cinque big assicurative chiamate in campo (Intesa Vita, Poste, Generali, Unipol e Allianz) appaiono ad oggi divergenti.

Le banche chiedono il 2,5% sulla liquidità prestata

La questione non riguarda tanto la cifra che le banche dovrebbero garantire, pari a circa 6 miliardi di gestioni separate (calcolo teorico che si ottiene se tutti i clienti riscattassero prima le polizze), ma il costo di questa operazione. Gli istituti, vista la rincorsa dei tassi d’interesse, avrebbero chiesto alle compagnie di avere un tasso del 2,5% sulla liquidità che dovranno fornire per i riscatti anticipati (partendo dal rendimento dei titoli sottostanti). In altri termini le assicurazioni dovrebbero aggiungere un rendimento a quello dei titoli sottostanti le polizze (fortemente svalutati) che le banche rileverebbero in caso di riscatto, per arrivare appunto al 2,5%. Ma dalle compagnie sarebbe arrivato un rifiuto netto a questa ipotesi.
Anche perché le assicurazioni dovranno già farsi carico degli eventuali riscatti di altri 3 miliardi di euro di polizze che sono state distribuite fuori dagli sportelli bancari, oltre ai dipendenti di Eurovita che verrebbero assunti nelle cinque compagnie e al capitale necessario per rilevare le polizze della compagnia in difficoltà.

A questo si aggiunge il fatto che, alcune tra le banche, soprattutto di credito cooperativo, che hanno distribuito le polizze di ramo I e III attraverso una rete di 2.500 sportelli, non potrebbero farsi carico del pagamento dei riscatti, perché magari hanno requisiti patrimoniali di vigilanza già vicini al minimo (la soglia minima del coefficiente di solvibilità è il 150%). Tra i distributori i più importanti sono sì Intesa, Fineco, Fideuram, Credem e Sparkasse, ma l’elenco è lungo: CheBanca, Widiba, Banca Aletti, Cassa di risparmio di Volterra, Banca Popolare Puglia e Basilicata, Banca Profilo, Banca Consulia, Banca Di Piacenza, Banca Popolare dell’Alto Adige, Banca Profilo, Banco di Desio e della Brianza, Crédit Agricole, Banca Tema – Terre Etrusche di Valdichiana e di Maremma, Banca Agricola Popolare di Ragusa, Banca d’ Alba – Credito Cooperativo, Banca delle Terre Venete Credito Cooperativo, Banca di Cividale, Banca Investis S.p.A.. Oltre alle numerose BCC appartenenti a Gruppo Iccrea e Cassa Centrale.

Un nodo che rischia di rinviare lo sblocco delle polizzeattualmente previsto per il prossimo 30 giugno e, di conseguenza, di minare definitivamente la credibilità del sistema davanti ai 353 mila clienti di Eurovita coinvolti (titolari di 414 mila polizze dal valore di 15 miliardi e 300 milioni di asset in gestione), e non solo.