E’ partito il conto alla rovescia per il salvataggio di Eurovita e il tema è arrivato anche in Parlamento. Ma bisogna riflettere e interrogarsi anche sui risvolti emotivi per i risparmiatori in caso di crac della compagnia assicurativa. Vediamo tutto nell’analisi.
La mossa del governo su Eurovita
Il dossier Eurovita è finito anche sul tavolo del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il tempo per il salvataggio è agli sgoccioli e l’esecutivo è consapevole della delicata situazione per mettere in amministrazione straordinaria la società. Il termine ultimo per procedere con il decreto è il 31 marzo e l’intervento del ministero rappresenta l’ultima spiaggia per evitare la liquidazione della società.
Il fattore emotivo
Tra gli addetti ai lavori serpeggia ottimismo e si suppone che il provvedimento dell’esecutivo possa arrivare in tempo utile per proseguire con il piano di salvataggio della società, per non creare un precedente negativo. Ma è proprio questa l’eventualità da analizzare: basti pensare a cosa suscita, emotivamente, ripensare al crac di Lehman Brothers nel 2008. Tutti lo associano al momento in cui la finanza ha voltato le spalle ai propri clienti, lasciandoli letteralmente col cerino in mano (senza contare le migliaia di dipendenti rimasti improvvisamente senza lavoro).
Dunque, vedere una compagnia come Eurovita fallire sarebbe un colpo durissimo per gli assicurati ma anche a per l’immaginario collettivo: chissà quanti ci penserebbero su 10mila volte prima di sottoscrivere una qualsiasi polizza, qualora si venisse a creare un precedente simile.