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Eurovita, spuntano due piani per il salvataggio

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Continua a tenere banco la questione Eurovita, la compagnia assicurativa che ha visto congelarsi, su decisione dell’Ivass, i riscatti delle polizze, nel tentativo di arginare la fuga dei clienti fino al 31 marzo 2023 per un possibile smottamento del capitale.

E dopo il  un primo importante contributo da parte dell’azionista Flavia HoldCo Limited (una entità appartenente al fondo di private equity Civen, socio di maggioranza della compagnia) pari a 100 milioni di euro, il commissario straordinario Santoliquido cerca ancora una soluzione. Secondo “Milano Finanza”, ci sarebbero due scenari allo studio con il coinvolgimento del Ministero dell’Economia come mediatore.

Eurovita: gli scenari allo studio

Il primo vedrebbe un coinvolgimento importante di Poste Italiane, che potrebbe rilevare le polizze ramo I emesse dalla compagnia. A farsi carico delle ramo III (unit linked) sarebbero invece le banche che quelle polizze le hanno distribuite nei loro sportelli, come Banca Fideuram e FinecoBank, ma anche il Credito Emiliano e Sparkasse (Cassa di Risparmio) di Bolzano.

L’altro scenario invece prevede un coinvolgimento più ampio del settore assicurativo, quindi non soltanto Poste ma anche le altre imprese assicurative oltre alle banche che sono state  protagoniste della distribuzione delle polizze.

Secondo quanto riportato da articoli di stampa nei giorni passati si era parlato di un possibile intervento di 300-400 milioni e secondo Equita è maggiormente probabile una soluzione di sistema con le principali compagnie ed assicurazioni che potrebbero partecipare alla ricapitalizzazine di Eurovita.

Cosa succederà ai risparmiatori

Il destino dei risparmiatori è la principale questione che riguarda il commissariamento di Eurovita. Se e quali iniziative, per quanto di competenza, si intende intraprendere per la positiva risoluzione della crisi, segnatamente al fine di tutelare i risparmiatori coinvolti’.

Così chiede, in una recente interrogazione a risposta in Commissione alla Camera, rivolta al Ministro delle imprese e del made in Italy e al Ministro dell’economia e delle finanze, Ubaldo Pagano (Pd):

“Lo scorso 7 marzo nel corso della riunione di Ania sarebbero emersi dubbi e perplessità in merito al salvataggio di Eurovita da parte delle principali compagnie assicurative (Generali, Intesa Sanpaolo Vita, Unipol). La preoccupazione degli oltre 350 mila risparmiatori cresce all’avvicinarsi della scadenza del 31 marzo e della prospettiva di una procedura di liquidazione coatta amministrativa, con i conseguenti rischi sugli importi rimborsati ed i tempi di restituzione; si tratta di persone che hanno cercato di difendere dall’inflazione e da eventi critici i risparmi di una vita ricorrendo a polizze vita o pensionistiche a basso rischio e non di soggetti spericolati che hanno impegnato il proprio denaro in investimenti speculativi ad alto rischio alla ricerca di facili guadagni. Il blocco dei riscatti riguarda 353 mila clienti, per un totale di 15,3 miliardi di euro investiti su 413 mila polizze; la distribuzione dei prodotti Eurovita coinvolge 6.500 consulenti finanziari e oltre 1.000 sportelli bancari di numerosi partner distribuitivi tra i quali FinecoBank, Banca Fideuram, gruppo Credem, Sparkasse, moltissime Banche di Credito Cooperativo, Deutsche Bank e Banca Popolare di Puglia e Basilicata”.

Qualunque sia la soluzione che verrà adottata, è opinione pacifica che il dossier Eurovita sta generando il panic selling come conseguenza del blocco dei riscatti delle polizze vita emesse dalla compagnia che hanno fatto pensare a problemi ben più seri che gravano sulla compagnia vita di proprietà del Fondo Cinven.

Sono circa 400 mila i clienti che dal 6 febbraio non possono riscattare le polizze sottoscritte con il gruppo assicurativo. Le polizze ramo I sono investimenti finanziari con veste assicurativa in cui il portafoglio ha una gestione separata dal capitale della compagnia stessa. Se Eurovita fallisse, il patrimonio delle gestioni separate non rientrerebbe nel fallimento, ma sarebbe liquidato ai prezzi di mercato dei titoli presenti in portafoglio e decadrebbe la garanzia della restituzione del 100% del capitale versato. 

Se non verranno trovate le risorse necessarie alla ricapitalizzazione, l’Ivass si potrebbe trovare davanti ad un bivio: estendere il periodo di commissariamento incluso il congelamento dei riscatti; oppure mettere in liquidazione coatta la compagnia assicurativa, sebbene quest’ultima opzione non sia mai stata utilizzata in Italia per una società di questo tipo.