Proseguono le trattative per il salvataggio della storica società assicurativa, Eurovita. I maggiori operatori del settore assicurativo italiano avrebbero messo a punto un nuovo piano, condiviso dal ministero delle Finanze e dell’Economia, secondo quanto riporta il quotidiano “Il Sole 24 Ore”.
Eurovita, il piano dei 5 big
Inoltre, sempre secondo il quotidiano economico-finanziario, la società assicurativa verrebbe suddivisa tra i cinque big Intesa Vita, Generali, Poste, Unipol e Allianz. Insieme all’aumento di capitale da 300 milioni a carico di banche distributrici e assicurazioni oltre ai 100 milioni di Cinven (già versati), ossia la società internazionale di private equity attuale azionista di controllo della compagnia. Ricordiamo 100 milioni in capo alle banche distributrici, e dunque Fideuram, Fineco, Credem e Sparkasse; e 200 milioni da parte del settore assicurativo, e in particolare in campo ci sarebbero Generali, Intesa Sanpaolo Vita, Poste, Unipol e Allianz. A questi si aggiungerebbe la linea di credito da 2 miliardi dalle banche per far fronte ai probabili riscatti a partire da 30 giugno 2023.
I rischi del piano
Detto ciò, il piano non è privo di incognite. In primis, le cinque società principali del settore assicurativo devono trovare un modo di gestire una società partecipata da un gruppo ampio di soci, tra l’altro concorrenti della stessa Eurovita.
Inoltre, tornando all’aumento di capitale di 300 milioni precedentemente menzionato, riporterebbe il Solvency ratio di Eurovita, ora attorno all’85%, vicino al 150%, senz’altro un miglioramento ma ancora distante dalla media di settore in Italia, attorno al 200%.
Da qui l’idea di dividere Eurovita in cinque rami d’azienda, tutti della stessa dimensione, che sarebbero poi rilevati dai cinque big assicurativi. I sottoscrittori delle polizze si ritroverebbero in questo modo con in mano un contratto con Generali piuttosto che con Unipol, Allianz, Poste o Intesa Vita.
L’obiettivo è restituire la fiducia dei risparmiatori in modo da fermare la corsa ai riscatti. I cinque big assicurativi si farebbero carico del rischio assicurativo e dei costi connessi all’integrazione del ramo d’azienda. Il tutto mettendo sul piatto 500 milioni, ben più dei 300 ipotizzati inizialmente, così da migliorare il Solvency ratio, il coefficiente di solvibilità ovvero l’indice di solvibilità che misura il livello di patrimonializzazione della compagnia assicurativa.
Questo piano sarebbe sufficiente a gestire la partita delle polizze unit-linked, che vale 6 miliardi di euro, ma per quanto riguarda quella delle gestioni separate, che ammontano a 9 miliardi, dovrebbero intervenire le banche distributrici, ossia Fineco, Sparkasse, Credem e Fideuram. Il settore assicurativo chiederebbe alle banche di farsi garanti dei clienti ai quali hanno collocato il prodotto Eurovita.
Nel momento in cui il cliente dovesse chiedere il riscatto della polizza, le banche dovrebbero subentrare nella titolarità del contratto e portarlo a scadenza, beneficiando dell’eventuale rendimento e rimborso del capitale.