ROMA (WSI) – Le prospettive economiche dell’area euro sono oggi “migliori di quanto lo siano state negli ultimi sette lunghi anni di crisi”, ha affermato il presidente della Bce Mario Draghi, intervenendo ad un convegno a Sintra, in Portogallo.
Tuttavia in una presentazione in cui si legge nel titolo “L’occasione mancata dell’area euro”, il banchiere denuncia l’assenza delle necessarie riforme strutturali”. Il paradosso è che proprio le ultime misure ultraaccomodanti della Bce (vedi il Quantitative Easing) rischiano di ritardare il processo.
È quanto mai contradditorio dire ai governi di stringere la cinghia promettendo al contempo di comprare tutti i titoli di Stato che emettono a meno che non abbiano tassi che rendano meno del -0,25%.
Le contrattizioni sono il frutto delle rivalità interne all’istituto tra i falchi del rigore e le colombe favorevoli agli interventi dell’istituto centrale a sostegno dei paesi più in difficoltà, che portano l’istituto a inondare il mercato di nuovo denaro.
“La politica monetaria si sta facendo strada nell’economia. La crescita si sta rafforzando e le attese di inflazione sono risalite dopo i loro minimi”. Questo però non significa “che i problemi siano risolti”. Quella in corso “è una ripresa ciclica”, avverte Draghi, che da sola non può rimuovere i problemi di lungo termine dell’area euro.
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Problemi che invece richiedono riforme strutturali, che oggi, grazie anche alla politica monetaria, possono essere affrontati in circostanze economiche più favorevoli. Servono riforme, ha detto Draghi “per agganciare il ritorno alla crescita”.
Per la Bce i governi del blocco a 19 devono riformare il mercato del lavoro per alimentare la produttività e raggiungere un potenziale di crescita simile a quello dell’America.
(DaC)