Prelievi e bonifici, saldo e giacenza media, uso delle carte di credito e delle carte di debito, eventuale deposito di titolo e di altri strumenti finanziari sono sotto l’occhio vigile del Fisco che effettua i controlli dei nostri conti correnti.
Lo strumento utilizzato dall’Agenzia delle entrate per controllare i conti correnti è l’Anagrafe dei rapporti finanziari (o Anagrafe dei conti correnti).
Banche, Poste italiane, intermediari finanziari, imprese di investimento, organismi di investimento collettivo del risparmio e holding di partecipazioni inviano all’Anagrafe i dati in loro possesso che sono:
dati relativi ai saldi iniziali: saldo contabile alla data di fine anno precedente o alla data di apertura del rapporto finanziario se intervenuta nel corso dell’anno di riferimento;
dati relativi ai saldi finali: saldo contabile alla data di fine anno o alla data di chiusura del rapporto finanziario se intervenuta nel corso dell’anno di riferimento;
singola tipologia di rapporto riferita all’anno interessato dalla comunicazione e quelli degli importi totali delle movimentazioni distinte tra date ovvero importo totale degli accrediti effettuati nell’anno.
Conti correnti sotto controllo
Il Ministero dell’Economia sta preparando anche il nuovo Redditometro con tante e diverse voci di spesa che finiscono nel mirino del Fisco. Il Ministero delle Finanze a partire dal 10 giugno 2021 e fino al giorno 15 luglio 2021 ha aperto una consultazione pubblica concernente lo schema di decreto da adottare ai sensi dell’art 38 comma 5 del DPR 600/73 (novellato dall’art. 10, comma 1, del D.L. 12 luglio 2018 n. 87, convertito dalla legge n. 186/2018), e riguardante il Redditometro.
Spese e risparmi in particolare guideranno la ricostruzione del reddito complessivo accertabile dei contribuenti. In base allo schema di decreto sul redditometro posto in pubblica consultazione dal MEF, in particolare verrà valutata anche la capacità di risparmio, considerata come parte di reddito non utilizzata per consumi e investimenti.
Rimane comunque la possibilità ai contribuenti di dare una prova contraria, ad esempio dimostrando che le spese sono state sostenute grazie a redditi non considerati oppure che le spese attribuite hanno un diverso ammontare o che la quota di risparmio utilizzata per i consumi si era formata negli anni precedenti.