Società

Evasione fiscale: dall’anonimetro all’anagrafe dei conti correnti, Governo affila le armi

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Ridurre l‘evasione fiscale resta in cima all’agenda del Governo Draghi, che vuole dare un’accelerazione alle misure in atto per scovare i furbetti già dai primi mesi del 2022.
Anche in questa cornice, oltre che nell’applicazione del Green Pass, va letto il provvedimento, contenuto nel “decreto capienze” del 7 ottobre, che va a ridimensionare i poteri interdittivi del Garante della Privacy. Si è stabilito infatti che:

“Il trattamento dei dati personali da parte di un’amministrazione pubblica (…) è sempre consentito se necessario per l’adempimento di un compito svolto nel pubblico interesse o per l’esercizio di pubblici poteri a essa attribuiti”.

In questo modo vengono ridimensionati i poteri interdittivi del Garante, i controlli fiscali e l’uso delle informazioni presenti nelle banche dati pubbliche verranno implementati e velocizzati.

Il governo Draghi nel Recovery plan ha previsto l’impiego di intelligenza artificiale, machine learning e text mining per la valutazione del “rischio fiscale”, ricorrendo – come previsto fin dalla legge di Bilancio per il 2020 –all’anonimometro, che consiste nella possibilità di pseudo-anonimizzare i dati presenti in Anagrafe tributaria, così da analizzare il rischio evasione e definire dei parametri su cui poi effettuare i controlli

Anagrafe dei conti correnti

Oltre all‘anonimetro, negli ultimi tempi si è parlato di un anagrafe dei conti correnti, un database che si baserebbe sull’incrocio delle informazioni, che può utilizzare l’Agenzia delle Entrate per controllare i rapporti bancari di tutti gli italiani, la quantità di denaro depositata sul conto, la lista delle movimentazioni, le cassette di sicurezza, i titoli di credito, i libretti.

Talvolta anche i privati cittadini posso avere l’accesso a questo strumento: in pratica questo archivio serve a chi, volendo avviare un’esecuzione forzata contro chi non ha pagato un debito, vuol andare a colpo sicuro individuando subito dove il debitore custodisce i propri redditi.

Fattura elettronica

Infine, c’è poi la fattura elettronica, introdotta per alcuni settori a partire dal primo luglio 2018 e poi, in forma generalizzata, dal primo gennaio 2019.  L’obiettivo è arrivare a consentire e un utilizzo più ampio nel tempo (8 anni) e nella quantità di dati (non solo quelli strettamente fiscali).

Dal suo debutto i risultati positivi non si sono fatti attendere. Anche se in Europa siamo sempre il quarto Paese con l’evasione Iva più alta dopo Romania, Grecia e Lituania, la propensione al gap (divario), differenza tra le imposte che vengono effettivamente incassate dalle amministrazioni fiscali e quelle che si incasserebbero in un regime di perfetto adempimento spontaneo alla legislazione esistente, nell’imposta per il 2019 risulta essere del 19,9 per cento, un valore che per la prima volta in cinque anni scende sotto la soglia del 20 per cento e si confronta con il 27,4% del 2014. I dati e l’analisi sono riportati in un documento allegato alla Nadef 2021 pubblicata dal governo il 29 settembre.