Ancora pochi giorni, il 5 dicembre per l’esattezza, per conoscere i 20 paesi dell’Unione europea che sono nella lista nera dei paradisi fiscali.
Come rendono noto fonti vicine, gli esperti Ue hanno preparato due liste, una black list che include i Paesi che non sono in linea con i criteri Ue sulla trasparenza fiscale e la cooperazione, circa 20 giurisdizioni che rischiano di incorrere in possibili sanzioni e una lista grey che comprende i Paesi che non sono in linea con i criteri Ue ma si sono impegnati ad adattare le loro norme fiscali agli standard europei.
Ancora incerta la pubblicazione di questa seconda lista da parte dei ministri. Dai Panama Papers ai Paradise papers passando per i LuxLeaks gli sandali internazionali hanno dimostrato come la lotta all’evasione fiscale debba passare dal mettere al bando i paradisi fiscali, ossia tutti quei Paesi a tassazione agevolata in cui i ricchi di tutto il mondo muovono i loro soldi per evitare di pagare quanto dovuto nei Paesi in cui effettivamente lavorano. Long Oxfam ha pubblicato una lista alternativa in cui ha inserito tra i paradisi fiscali Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e anche Malta.
Proprio dai documenti dei MaltaFiles, come rivela L’espresso, emerge come la famiglia del presidente turco Erdogan abbia depositato soldi in una società offshore con base proprio a Malta.
A lanciare l’accusa ad Erdogan e family, Kemal Kilicdaroglu, leader del partito di opposizione Chp secondo cui i parenti più noti di Erdogan coinvolti nel trasferimento di denaro offshore sono il fratello Mustafa, il figlio maggiore Ahment Burak e il genero Ziya Ilgen. La rete offshore ha permesso agli Erdogan di diventare proprietari, senza pagare nulla, di una petroliera del valore commerciale di 25 milioni di dollari. Come ha reagito il presidente?
“Se Kilicdaroglu può dimostrare quello che dice io garantisco che non farò il presidente per un minuto di più”.