Roma – Una valanga tedesca incombe sulla Svizzera. L’inchiesta della Procura di Francoforte sulle presunte evasioni fiscali degli istituti di credito locali partita dalle operazioni sospette effettuate tra il 2006 e il 2008 dalla controllata tedesca di Unicredit, Hypovereinsbank, ha infatti innescato una tempesta che rischia di investire molte banche europee e di rendere ancora più complicati i rapporti fra la Svizzera e i Paesi dell’Unione Europea: gli inquirenti puntano ora con decisione verso Berna, convinti che le banche elvetiche abbiano sistematicamente aiutato gli istituti di altre nazionalità a frodare gli Stati di appartenenza.
A rivelare gli ultimi sviluppi dell’indagine è stata ancora una volta la Sueddeutsche Zeitung, che nei giorni scorsi ha sottolineato come il caso Hypovereinsbank sia scoppiato all’indomani della bocciatura da parte del Bundesrat (la camera dell’ordinamento tedesco dove siedono i rappresentanti dei Laender) dell’accordo sulla tassazione dei capitali tedeschi custoditi nelle banche svizzere, siglato dal governo di Angela Merkel con quello svizzero e già ratificato dal parlamento di Berna. Il caso Hvb, poi, potrebbe avere importanti riflessi anche sull’Italia, e non solo perché è coinvolta Unicredit come capogruppo.
Il governo Monti sta infatti trattando con Berna per arrivare a un’intesa fiscale, il cosiddetto accordo Rubik. E, anche se i dettagli non sono ancora stati definiti, le indiscrezioni circolate nei mesi scorsi hanno prospettato imposizioni inferiori a quelle previste dall’accordo Germania-Svizzera che prevedeva l’imposizione di una tassa tra il 21% e il 41% sul capitale per sanare il pregresso, più un’aliquota del 26% sui flussi a regime.
L’azione della procura di Francoforte sta inoltre turbando i sonni dei banchieri che, secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco, “temono che il caso Hvb sia solo la punta dell’iceberg”: le indagini avrebbero infatti già coinvolto altri istituti di credito. D’altra parte il precedente italiano, noto come il caso Brontos, ha dimostrato come tutte le principali banche italiane (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Banco Popolare, Bpm e Credem) utilizzassero triangolazioni per frodare l’Erario. Intanto gli investigatori tedeschi sono al lavoro sull’ingente mole di materiale raccolto nelle perquisizioni effettuate mercoledì 28 in 13 sedi di Hypovereinsbank, compreso il quartier generale di Monaco di Baviera.
L’ipotesi di reato non è solo quella di evasione fiscale ma anche quello di truffa ai danni dello Stato. Non è un caso che alle perquisizioni abbiano partecipato anche uomini del Bundeskriminalamt, la polizia criminale federale: gli investitori (privati facoltosi e aziende) che si sono rivolti alle banche per mettere in piedi la frode si sarebbero addirittura fatti rimborsare tasse mai pagate. La medesima cosa avrebbero fatto gli istituti di credito che utilizzavano il trucco anche per se stesse, oltre ovviamente a incassare lauti compensi dai clienti che si appoggiavano a loro per ottenere quella veniva venduto come un servizio di “ottimizzazione fiscale”.
Copyright © Il Fatto Quotidiano. All rights reserved