Ancora in bilico il futuro dell’ex Ilva. A inizio mese, a sorpresa, ArcelorMittal ha comunicato di aver richiesto il recesso del contratto, firmato il 31 ottobre, che regolava l’affitto e il successivo acquisto di Ilva Spa dallo Stato italiano.
Alla base della decisione, comunicata dalla stessa società in una nota, ci sarebbe l’eliminazione, votata in parlamento, della “protezione legale necessaria alla società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale”, lo scudo penale. Dall’annuncio è partita la corsa del governo per salvare il salvabile.
Ma ad oggi non ci sono novità sull’incontro tra il premier Giuseppe Conte e la proprietà di ArcelorMittal dopo il faccia a faccia della scorsa settimana nel quale il colosso dell’acciaio ha comunicato il suo disimpegno e posto richieste per una possibile marcia indietro, dalla reintroduzione dello scudo penale ai 5mila esuberi.
Scudo penale Ilva: di cosa si tratta
Proprio sullo scudo penale il governo è diviso. Lo scudo penale per l’Ilva è l’immunità penale prevista per i gestori i relativamente all’attuazione del piano ambientale della fabbrica, introdotto dal governo Renzi nel 2015 e poi rimosso quest’anno dall’ex ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio. Per i legali di ArcelorMittal Italia l’esecuzione del contratto sull’ex Ilva “è divenuta impossibile” e “non sarebbe possibile eseguire il contratto”.
Nelle ultime ore è emersa l’esistenza di un piano B per l’ex Ilva al vaglio del governo. In sostanza si prevede un prestito ponte, da circa 700-800 milioni di euro, che potrebbe aprire le porte a una nuova gara d’appalto, con l’obiettivo di trovare nuovi player disposti a farsi carico del salvataggio. Tra i nomi più caldi Cassa Depositi e Prestiti che potrebbe dar vita a un modello simile a quello adottato per Alitalia.
Di Maio: “Ilva non andrà ai cinesi”
Oggi la partita si complica. Nell’ambito della conversione del decreto fiscale, erano arrivate proposte di modifica da parte di Italia Viva e Fi proprio per ripristinare lo scudo legale per l’acquirente franco-indiano. La commissione Finanze della Camera ha giudicato però inammissibili gli emendamenti presentati e in base a quanto si apprende la motivazione sarebbe l’estraneità di materia. Oggi le parole eloquenti di Luigi Di Maio:
Se mi chiedete se ho cercato di piazzare l’Ilva a un gruppo cinese, la risposta è no (…) Con Arcelor Mittal abbiamo firmato un contratto e chiediamo che questo contratto venga rispettato. Se hanno delle difficoltà sul numero di tonnellate da produrre ci sediamo a un tavolo e si trova una soluzione insieme ma la soluzione unilaterale di andarsene, questo noi non lo possiamo permettere (…) lo Stato impugnerà l’atto con cui loro hanno avviato l’uscita dall’Italia.