Extraprofitti, in quali altri paesi è stata introdotta la tassa oltre all’Italia (che ora pensa di modificarla)
Il Governo si prepara a modificare la norma sugli extraprofitti delle banche, uno dei provvedimenti dell’estate decisi dall’esecutivo che aveva scatenato non poche polemiche. Che la norma avesse bisogno di una correzione del resto, lo aveva detto chiaramente anche personalità di governo come il ministro per gli Esteri, Antonio Tajani, affermando che la normativa necessitava di correzioni.
L’Italia è uno dei più recenti paesi europei ad aver implementato una tassa sugli extraprofitti delle banche, con l’obiettivo di assistere i titolari di mutui. Allo stesso modo, vari governi europei, tra cui Spagna, Lituania, Repubblica Ceca e Svezia, hanno agito per affrontare l’incremento degli utili bancari causato dall’aumento dei tassi d’interesse promosso dalla Banca Centrale Europea (BCE), al fine di raccogliere fondi da destinare alle famiglie e alle imprese in difficoltà. Anche nei paesi in cui una tassa simile non è stata implementata, il dibattito pubblico si è concentrato su questo tema. Questo è il caso, ad esempio, del Regno Unito e della Francia, che tuttavia hanno adottato altre misure a sostegno dei titolari di mutui e dei correntisti.
Le modifiche alla norma sugli extraprofitti
Tajani, in un’intervista a Rtl 102,5, ha anticipato che Forza Italia proporrà una serie di modifiche in Parlamento, concentrando particolare attenzione sui piccoli istituti bancari. Nel dettaglio, ha detto:
Noi siamo convinti che le banche debbano fare la loro parte, aiutare in un momento di difficoltà lo Stato, però bisogna scrivere delle regole che non siano dannose per i risparmiatori. Bisogna discutere di dettagli tecnici e bisogna vedere se si può, in qualche modo, far sì che questo testo non sia dannoso soprattutto per le piccole banche. Noi abbiamo alcuni emendamenti già pronti che riguardano la non tassazione dei titoli di Stato, il sostegno alle piccole banche che dovrebbero essere escluse, e poi la deducibilità fiscale
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha a lungo difeso la norma, ma alla fine la strada sembra quella delle modifiche. La discussa norma sugli extraprofitti dovrebbe generare 3,8 miliardi per finanziare il fondo mutui prima casa per i giovani. Tuttavia, un allentamento su questa norma durante il processo parlamentare potrebbe ridurre i ricavi statali. Pertanto, il governo sta valutando un piano alternativo che includerebbe l’introduzione di un‘aliquota minima del 15% sulle multinazionali in conformità con la direttiva dell’UE, al fine di aumentare le entrate statali.
La tassa sugli extraprofitti negli altri paesi
Come affermato all’inizio, l’Italia è tra gli ultimi Paesi europei a implementare una tassa sugli extraprofitti. Spagna, Lituania, Repubblica Ceca, Ungheria e Svezia hanno adottato questa misura, mentre in Portogallo e Belgio ci sono al momento discussioni se introdurla o meno. In Francia, Germania e Regno Unito, invece, al momento non si pensa ad inserirla.
Spagna
Il governo spagnolo punta a raccogliere 3 miliardi di euro entro il 2024 attraverso la tassa bancaria, approvata lo scorso anno sotto l’amministrazione Sanchez. Questa tassa comporta un’imposizione del 4,8% sul reddito netto derivante da interessi e commissioni superiori a 800 milioni di euro. La prima tranche è stata versata a febbraio, colpendo principalmente le banche che operano prevalentemente sul mercato domestico. La Caixa Bank, la più grande banca spagnola in termini di depositi, ha dichiarato che questa tassa ha comportato una spesa di 373 milioni di euro, pari al 44% dell’utile netto di 855 milioni di euro registrato nel primo trimestre. Il peso è stato ancora maggiore per la Sabadell, che possiede la banca britannica Tsb ma ha la maggior parte delle sue operazioni in Spagna, con una spesa di 157 milioni di euro, pari al 77% dell’utile del primo trimestre. Al contrario, le due banche spagnole più grandi per capitalizzazione di mercato, Santander e BBVA, con operazioni internazionali più ampie, sono state meno colpite.
Repubblica Ceca
A novembre dell’anno scorso, la Camera bassa del Parlamento ha votato a favore di una tassa del 60% sui profitti bancari che superano il 120% del fatturato annuale medio tra il 2018 e il 2021. Questa misura mira a raccogliere circa 3,5 miliardi di euro per finanziare gli aiuti destinati alle famiglie e alle imprese colpite dall’incremento dei prezzi dell’elettricità e del gas.
Lituania
A maggio, il Parlamento ha dato il via libera a una tassa sul reddito netto da interessi del settore bancario per gli anni 2023 e 2024. Questa imposta rappresenta il 60% della parte del reddito netto da interessi che eccede del 50% la media dei quattro anni precedenti. Si prevede che questa tassa genererà un introito stimato di 410 milioni di euro, che sarà destinato a potenziare le forze armate.
Svezia
A partire da gennaio, il governo ha istituito una norma chiamata “tassa sul rischio” per le istituzioni finanziarie con passività legate alle operazioni domestiche che superano i 150 miliardi di corone svedesi (equivalenti a 14,1 miliardi di dollari). I proventi di questa tassa saranno utilizzati per rafforzare le finanze pubbliche e creare un fondo per coprire eventuali costi derivanti da una crisi finanziaria. L’aliquota dell’imposta è stata fissata allo 0,05% delle passività nel 2022 e aumenterà allo 0,06% nel 2023. Si prevede che Stoccolma raccoglierà 6 miliardi di corone svedesi all’anno attraverso questa imposta.
Ungheria
In un decreto pubblicato a giugno, il governo di Orban ha apportato modifiche alle imposte sugli extraprofitti nei settori chiave dell’economia. Il decreto stabilisce che le banche possono ridurre fino al 50% il peso degli extraprofitti entro il 2024 se incrementano gli acquisti di titoli di Stato domestici. Inoltre, l’esecutivo ha introdotto una nuova “tassa sociale” del 13% su alcuni tipi di investimenti, compresi i guadagni derivanti dai tassi di interesse sui depositi bancari.
Portogallo
In Portogallo, il dibattito sulla tassazione degli extraprofitti bancari è in corso. C’è una forte opposizione da parte delle banche locali, già soggette a imposte straordinarie da diversi anni. Il ministero delle Finanze ha comunicato che al momento la priorità non è la tassazione degli extraprofitti, ma piuttosto agevolare il passaggio dei mutui per l’acquisto di case a tasso variabile verso un sistema a tasso fisso, al fine di alleviare il peso finanziario sulle famiglie causato dall’aumento dei tassi di interesse promosso dalla BCE.
Belgio
L’iniziativa simile a quella lanciata in Italia sta causando divisioni all’interno della coalizione di governo belga. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, la misura è apprezzata dalla sinistra del partito socialista (Ps) e dagli ecologisti di Ecolo, ma è stata respinta dai liberali francofoni del MR. Nel frattempo, i democratici-cristiani del Cd&v e i liberali fiamminghi di Open Vld hanno evitato di commentare la proposta. La Federazione bancaria nazionale (Febelfin) ha preso le distanze dal progetto, definendo “ingannevole” l’idea che le banche, pur ottenendo profitti miliardari, debbano contribuire in modo più significativo di altri settori a sostenere la finanza pubblica. Mentre il Belgio ha già introdotto una tassa sugli extraprofitti generati dalle imprese del settore energetico, finora non ha affrontato la questione di un analogo intervento sulle banche.
Francia
Il presidente francese Emmanuel Macron nei giorni scorsi aveva proposto che le aziende con più di 5000 dipendenti dovrebbero condividere maggiormente i profitti eccezionalmente elevati con i lavoratori, invece di procedere a riacquisti di azioni. Tuttavia, aveva escluso la possibilità di introdurre una tassa sugli extraprofitti. In Francia ci sono già delle leggi antiusura che le banche devono seguire, leggi che per esempio limitano l’incremento trimestrale dei costi dei prestiti. Inoltre, il paese ha un programma di risparmio regolamentato che rappresenta una parte significativa dei depositi bancari e offre un rendimento legato all’inflazione che si adatta più rapidamente dei tassi sui prestiti.
Regno Unito
Nel Regno Unito, non è stata introdotta una tassa specifica sugli extraprofitti bancari, anche se è allo studio dopo che le banche sono state accusate di “affarismo” e lo scorso mese, il regolatore finanziario ha chiesto alle banche di accelerare gli sforzi per migliorare l’accesso alle loro migliori tariffe di risparmio. Dal 2011 viene applicata un‘imposta sugli attivi del bilancio globale delle banche britanniche e su quelli relativi alle operazioni nel Regno Unito delle banche straniere.
Germania
Anche in Germania, il ministro delle Finanze, Christian Lindner, ha escluso l’idea di tassare gli extraprofitti delle banche. Tuttavia, il dibattito pubblico si è intensificato a causa dell’incremento del reddito netto da interessi delle banche tedesche, che è aumentato tra il 50% e il 70% rispetto ai minimi registrati durante l’era Covid.
Svizzera
Di questa tassa se ne parla molto anche in Svizzera, già oggetto di un acceso dibattito lo scorso autunno in relazione agli enormi profitti del settore energetico, che poco prima aveva peraltro fatto ricorso al sostegno dello stato. Secondo l’Associazione svizzera dei banchieri (Asb) le cosiddette “windfall taxes” (imposte sui guadagni inaspettati) sono generalmente poco sensate, dato che per le aziende interessate, esse comportano una notevole incertezza giuridica e di pianificazione e peggiorano l’attrattiva di una piazza economica.