Quando i tassi saliranno e lo faranno anche se le banche centrali decidono di continuare asset finanziari sui mercati, scoppierà una crisi e molte aziende non saranno in grado di pagare gli interessi sui loro debiti. Penso che durante la prossima crisi tutti gli asset – immobiliare, azioni, bond – scenderanno di prezzo. Lo ha detto in un’intervista radiofonica a King World News il gestore e consulente finanziario contrarian Marc Faber, autore ed editore del popolare rapporto di economia e finanza Gloom Boom & Doom.
Le Borse sono molto vulnerabili negli Stati Uniti a causa dei titoli estremamente sopravvalutati, ma lo sono meno in Asia dove i prezzi sono più bassi. Quando l’azionario prende la strada dei ribassi ci sono comunque sempre titoli che riescono a muoversi in controtendenza e non perdere quota o addirittura crescere di livello.
Le imprese quotate che non sono indebitate sono quelle che sono meglio posizionate per resistere alle future difficoltà. Di conseguenza, secondo Faber, è più probabile che sopravvivano le società meno indebitate. Le altre faranno probabilmente default.
Faber: titoli tech rischiano più di altri settori
Alcuni titoli azionari potrebbero scendere di almeno il 50-60% ma i mercati finanziari potrebbero anche non capitolare in blocco, secondo Faber, perché se un investitore istituzionale vende azioni Facebook, potrebbe reinvestire il cash in altri titoli azionari che sono sottovalutati. Ma se i titoli a maggiore capitalizzazione e quelli favoriti da millennials e istituzionali vanno giù di molto, di solito tutto crolla, come si è visto in passato.
Le banche centrali con le loro misure coordinate di allentamento monetario eterodosse hanno creato pericoli di sbalzi della volatilità perché hanno alimentato la creazione di tante posizioni lunghe e tante posizioni corte in contratti future e Borsa. Inoltre “negli ultimi anni il denaro fisico ha perso potere d’acquisto rispetto a case e titoli azionari”. Questo ha avvantaggio i ricchi – la famosa percentuale dello 0,1% citata negli slogan del movimento Occupy Wall Street.
“Se stampi denaro e compri asset finanziari come hanno fatto i banchieri centrali negli ultimi anni, la compagnia di assicurazione non utilizzerà quei soldi per investire nell’economia reale ma piuttosto in titoli di Borsa e Bond ad alto rendimento (high-yield)”.
“Quello che le banche centrali potrebbero fare per accelerare la velocità dei soldi, è distribuire denaro dagli elicotteri, ossia distribuire soldi direttamente ai cittadini“. Ma sarebbe un piano molto negativo per l’occupazione, osserva Faber, perché la gente sarebbe meno incentivata a lavorare e le aziende sarebbero meno spinte a le spese in conto di capitale (investimenti finalizzate alla produttività).
Bitcoin sta cannibalizzando l’oro: a 55.000 entro il 2022
Faber ha osservato che molti degli investitori che prima speculavano in oro e argento hanno effettuato una “migrazione” sulle critpovalute come il Bitcoin e l’Ethereum. Faber continua a preferire l’oro e suggerisce di impostare in questo modo il proprio portafoglio di investimento: una percentuale del 20-25% dei propri asset in oro e metalli preziosi, il 25% nelle Borse, il 25% nel mercato immobiliare e il 25% in cash e bond. Il platino, ancora più di argento e oro, “ha il potenziale maggiore tra tutti i metalli sicuri”.
Venerdì scorso lo strategist di Wall Street Tom Lee ha dichiarato alla CNBC che “il Bitcoin sta cannibalizzando l’oro“, e che il prezzo – raddoppiato quest’anno – potrebbe salire ancora portandosi dai 2.540 dollari attuali a quota $55.000 entro il 2022. Il modello di calcolo del popolare analista di Fundstrat mostra come le valutazioni potrebbero crescere fino a 2o.000-55.000 dollari nei prossimi cinque anni.
Faber è noto per le sue opinioni ribassiste e per andare controcorrente rispetto alla massa di investitori. Nel 1987 ha avvertito la sua clientela – generalmente investitori istituzionali e individui benestanti – di uscire dal mercato prima che si verificasse il Black Monday a Wall Street. Nel 1990 ha fatto guadagnare molto ai suoi clienti prevedendo lo scoppio della bolla giapponese. Ha previsto in anticipo il crollo dei titoli del settore dei video giochi nel 1993 in Usa e la crisi finanziaria della regione Asia Pacifico nel 1997/1998. Faber, nato a Zurigo e con un dottorato con lode in Economia, vive in Thailandia e lavora a Hong Kong.