Società

‘Facce’: Nitto Palma

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ROMA (WSI) – In questa nuova sezione, che abbiamo chiamato ‘Facce’ (nel senso di visi, volti) Wall Street Italia pubblichera’ a cadenza variabile i ritratti di personaggi che, spesso nel male qualche volta nel bene, assillano la nostra vita pubblica. Ecco il primo.

Con quella faccia da seconda repubblica, ma concepita e radicata nella prima, Francesco Nitto Palma perpetua l’immagine polverosa e insieme tenebrosa del servilismo devoto al padrone. Non c’è atto nella carriera di questo ex magistrato assurto nell’ultimo governo Berlusconi alla dignità di Guardasigilli che non sia riferibile agli interessi del Cavaliere, suo signore e donno.

L’inaffondabile Silvio, risorto per l’ennesima volta dalle ceneri grazie anche al salvagente dei sedicenti avversari del Pd, gli voleva affidare la presidenza della commissione senatoriale di Giustizia. Gli urge insediare in quello snodo nevralgico un esecutore fedele che attenui, o preferibilmente sterilizzi, le aggressioni ai suoi danni della magistratura d’assalto.

Dopo lo stand by imposto da Giorgio Napolitano per motivi istituzionali, riprende purtroppo inesorabilmente la scansione dei processi. Se gli avvocati Ghedini e Longo, i più grandi tamponatori di dighe dell’universo, non riusciranno ad imporre nuovi stratagemmi entro il mese il Cavaliere può incorrere in due condanne. E entro la fine dell’anno rischia, con la sentenza definitiva in Cassazione per l’affare Mediaset e l’eventuale conferma dell’interdizione dai pubblici uffici, di perdere addirittura il seggio in Senato. Con tanti saluti alle sue redivive ambizioni da statista.

Nitto Palma non avrebbe ovviamente poteri né sui magistrati né sulle sentenze. Ma sarebbe in grado di orientare le leggi, di predisporre un clima, di lavorare per quella pacificazione che – con l’eventuale nomina del Cavaliere a presidente della Convenzione per le Riforme o addirittura a senatore di vita – congelerebbe in un sol colpo tutte le pendenze. Il problema è che il gioco è manifestamente scoperto.

[ARTICLEIMAGE] Nitto Palma, per i suoi precedenti, è secondo forse solo a Gianfranco Miccicché e a Micaela Biancofiore, nella lista degli impresentabili. E’ il deputato che ha cercato con tutti i mezzi, anche se inutilmente, di tirar fuori dai guai Cesare Previti. E’ il senatore che in difesa della casta ha tentato di reintrodurre l’immunità parlamentare. E’ il ministro che si è prodigato per salvare dal carcere (ma poi ci è finito lo stesso) Nicola Cosentino, sostituendolo dopo la caduta in disgrazia ai vertici del Pdl campano. Una scelta indecente, si ribellano i diessini che dopo aver sonnecchiato per mesi riscoprono le virtù dell’indignazione. Un rifiuto che a sua volta fa arrabbiare il Pdl, per il nuovo tradimento dei patti che mette clamorosamente a nudo l’impotenza di Enrico Letta.

E’ probabile che il governo non si infrangerà su questo scoglio. Alle urne subito non vuol tornare nessuno. Nemmeno Berlusconi che, da italiano vero, è tornato l’idolo della maggioranza degli italiani dimentichi di ogni sua colpa. Nitto Palma, con quella sua faccia da giurista pensoso e un po’ accigliato, in un modo o nell’altro spenderà la sua sapienza nell’arte dell’insabbiamento. Si ricorda che solo una volta, per un attimo, perse il self control. Quando fu nominato all’improvviso ministro e dovette rinunciare a un costoso viaggio in Polinesia che aveva pagato in anticipo. Ma richiamato alla causa, si ricompose velocemente, tornando pensoso. La gloria di Silvio val bene un sacrificio.