Dopo lo scandalo di Cambridge Analytica, che ha riguardato il ‘furto’ di decine di milioni di dati personali di utenti Facebook utilizzati per scopi politici, una uova bufera si abbatte su Facebook, ancora una volta nel mirino sul fronte della violazione della privacy.
Secondo quando riporta il New York Times, nel tempo avrebbe stipulato accordi con almeno 60 produttori di smartphone, tablet e altri dispositivi mobili, permettendo loro di accedere ai dati personali di migliaia di utenti e dei loro ‘amici’ senza esplicito consenso.
Tra i gruppi con cui il colosso di Mark Zuckerberg negli ultimi dieci anni avrebbe siglato intese ci sarebbero Apple, Amazon, BlackBerry, Microsoft e Samsung.
La maggior parte di questi accordi basati sulla condivisione dei dati personali – secondo quanto riporta il quotidiano amerivano – è ancora in vigore e ha permesso a Facebook di estendere enormemente il suo raggio d’azione, lasciando i produttori di dispositivi mobili liberi di offrire e diffondere ai propri utenti alcuni dei servizi più popolari che caratterizzano il colosso dei social media.
In cambio Facebook ha permesso a gruppi come Apple e Samsung di accedere alle informazioni personali dei propri utenti e dei loro ‘amici’ sulla piattaforma social, anche nei casi in cui questi ultimi erano convinti di aver negato ogni condivisione dei propri dati.
Il tutto è iniziato prima che le app di Facebook fossero diffuse sugli smartphone. Quelle partnership, di cui non era mai stata notizia prima d’ora, sollevano nuove preoccupazioni sulla protezione della privacy da parte del gruppo di Menlo Park (California) e sul rispetto di un accordo siglato nel 2011 tra l’azienda e la Federal Trade Commission (che già sta indagando per capire se quell’accordo è stato violato nell’ambito dello scandalo Cambridge Analytica).
L’accordo impone a Facebook di informare gli utenti e di ricevere da loro il permesso esplicito a condividere i dati personali oltre i limiti da loro specificati nelle impostazioni sulla privacy. Una violazione di quell’intesa potrebbe comportare per Facebook una multa fino a 40.000 dollari per ogni violazione.