I risultati societari sono stati deludenti e così Facebook è crollata in Borsa del 19% mandando in fumo 120 miliardi di dollari. E ora contro il social network e il suo AD Mark Zuckerberg è stata depositata la prima causa legale.
A muoversi l’azionista James Kacouris che ha accusato il social media di aver diffuso dichiarazioni fuorvianti o non esaurienti sulla frenata dei ricavi, sul calo dei margini operativi e sulla fuga degli utenti. Kacouirs ha affermato che il mercato era sconvolto quando «la verità sui conti è cominciata a emergere con numeri negativi: -7% di fatturato rispetto al trimestre precedente e utenti giornalieri europei in calo a 279 milioni contro i 282 del trimestre passato. Tanti i fattori che hanno pesato come lo scandalo Cambridge Analytica in primis e poi e l’ entrata in vigore del Gdpr, il nuovo regolamento Ue sulla privacy. Ad alimentare la paura degli investitori anche le parole del direttore finanziario di Facebook, David Wehner, che ha spiegato che il rallentamento proseguirà anche nei prossimi due trimestri. Da qui il titolo non ha retto più ed è crollato del 19%, la perdita più grande in un solo giorno per un’ azienda nella storia degli Stati Uniti.
Secondo il ricorrente dietro il tonfo in verità ci sarebbe una violazione delle leggi federali sui titoli da parte dei vertici del colosso. Il ricorso, presentato presso il tribunale distrettuale di Manhattan, punta allo status di class-action, ovvero di causa collettiva, per danni non specificati. Facebook per ora non commenta.
Negli Usa non è inusuale che gli azionisti presentino ricorso contro le società nel caso di perdite ingenti in Borsa. La stessa Facebook è già alle prese con decine di cause legali per il caso Cambridge Analytica, che ha violato i profili di 87 milioni di utenti in Europa. Insomma guai sopra guai per Facebook.