L’inchiesta parlamentare britannica su Facebook e le fake news ha prodotto un documento nel quale la società di Mark Zuckerberg viene presentata, di fatto, come una minaccia per la democrazia. Il social network si comporterebbe come “un gangster digitale” che si considera “al di sopra della legge”. L’inchiesta, durata 18 mesi, ha coinvolto 73 testimoni (con un totale di oltre 4mila domande) e ha ricevuto 170 documenti scritti.
Fra le molte conclusioni scottanti mosse contro Facebook, spicca l’accusa di falsa testimonianza. Il cto Mike Schroepfer, infatti, ha fornito una versione dei fatti, in merito alle influenze della Russia sul social network, che “sappiamo ora essere non vera”.
Mark Zuckerberg, da parte sua, è stato accusato di mostrare “disprezzo” nei confronti della commissione, poiché prima dell’anno scorso si era rifiutato di collaborare all’inchiesta.”Pochi individui hanno mostrato disprezzo per la nostra democrazia parlamentare nel modo in cui l’ha fatto Mark Zuckerberg”, si legge nel rapporto.
Con Facebook “la democrazia è a rischio”
Il presidente della commissione, il conservatore Damian Collins, ha dichiarato: “La democrazia è a rischio per via del targeting maligno e implacabile dei cittadini con disinformazione e pubblicità occulta e personalizzata, provenienti da fonti non identificabili”.
“Gran parte di queste attività sono dirette da agenzie che lavorano in paesi stranieri, inclusa la Russia”, ha aggiunto Collins.
Secondo i parlamentari britannici, è opportuno agire per un “radicale spostamento del potere fra la piattaforma e le persone”. “Abbiamo bisogno di una nuova regolamentazione indipendente con un regime di sanzioni dure per frenare… le forze che cercano di usare la tecnologia per sovvertire la nostra democrazia”, ha suggerito la commissione.
“Le società di social media non possono nascondersi dietro la pretesa di essere semplicemente ‘una piattaforma’ e sostenere che non hanno alcuna responsabilità nel regolare il contenuto dei loro siti”, si legge nel rapporto.
“Anche se abbiamo ancora molto da fare”, ha commentato un portavoce di Facebook, “non siamo la stessa società di un anno fa. Abbiamo triplicato le dimensioni del team che lavora per rilevare e proteggere gli utenti da contenuti malevoli, portandolo a 30.000 persone e abbiamo investito molto nell’automazione, nell’intelligenza artificiale e nella tecnologia di visione artificiale per aiutare a prevenire questo tipo di abuso”.