In epoca recente ho appreso dagli organi di stampa di una ingente evasione fiscale posta in essere da grandi catene commerciali di distribuzione alimentare – Esselunga, Conad – attraverso l’annotazione di fatture per operazioni inesistenti emesse da varie cooperative di servizi operanti nel settore del facchinaggio.
Il sistema di frode, secondo le prime risultanze investigative e collaudato da tempo in tanti altri settori dell’economia nazionale, ha consistito nel creare cooperative cartiere, aventi il compito di emettere i documenti fiscali che, pur senza versare l’Iva all’Erario in quanto evasori totali, hanno consentito per anni a questi grandi clienti la possibilità di detrarsi l’imposta in danno dell’Amministrazione finanziaria totalizzando una frode di oltre trenta milioni di euro.
Oltre ai familiari più stretti dell’imprenditore (moglie e figlie) – definito il re delle cooperative – sono stati arrestati alcuni professionisti che, data la mole dell’evasione non potevano mancare, oltre che un Funzionario di una importante Banca, indagato per aver omesso importanti controlli ai fini dell’applicazione della normativa anti riciclaggio.
Ecco, siamo alle solite!
Cosa deve fare una banca in presenza di una operatività di tal fatta per evitare il coinvolgimento – anche inconsapevole – in fatti ed episodi di riciclaggio di denaro sporco generati da una frode fiscale caratterizzata da fatture per operazioni inesistenti?
L’esperienza degli altri, soprattutto quella negativa, può e deve rappresentare una circostanza per una comune riflessione capace di scongiurare incidenti di percorso della specie.
Ne parlo spesso, in tema di Formazione anti riciclaggio e di Riciclaggio da evasione fiscale, anche avuto riguardo agli Alert dell’Intermediario o professionista, ma soprattutto in tema di Adeguata verifica della clientela.
L’uomo avvisato è mezzo salvato.