NEW YORK (WSI) – Le famiglie italiane sono indebitate per un importo medio pari a 19.251 euro. Complessivamente, i ‘passivi’ accumulati con le banche e gli istituti creditizi ammontano a 496,5 miliardi di euro. E’ quanto emerge dai dati, riferiti al 2013, diffusi dall’Ufficio studio della Cgia di Mestre, che sottolinea come dall’inizio della crisi (anno 2007) l’incremento del debito medio nazionale delle famiglie consumatrici è stato del 35,1%, anche se dopo il picco massimo toccato nel 2011 le esposizioni sono in calo.
L’inflazione, invece, sempre tra il 2007 e il 2013 è aumentata del 13,4%. A livello territoriale, rileva la Cgia, le province più ‘esposte’ sono quelle lombarde. Al primo posto troviamo le famiglie residenti nella provincia di Monza-Brianza, con un debito di 27.544 euro; al secondo posto quelle di Milano, con 27.505 euro e al terzo posto le residenti a Lodi, con 27.281 euro. In fondo alla classifica nazionale, invece, si piazzano le famiglie della provincia di Vibo Valentia, con un debito di 8.742 euro, quelle dell’Ogliastra, con 8.435 euro e, all’ultimo posto, quelle di Enna, con 8.371 euro.
Per indebitamento medio delle famiglie consumatrici italiane, fa notare l’Ufficio studi della Cgia, si intende quello originato dall’accensione di mutui per l’acquisto di una abitazione, dai prestiti per l’acquisto di un auto-moto e in generale di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili.Con il riacutizzarsi della crisi, segnala il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, “dal 2011 le famiglie italiane hanno preferito indebitarsi sempre di meno, privilegiando il risparmio. Infatti, tra la fine del 2011 e lo stesso periodo del 2013, i depositi delle famiglie consumatrici sono aumentati a livello nazionale del 12%, con punte del 28% in Trentino Alto Adige e di oltre il 18% nelle Marche e in Emilia Romagna. In buona sostanza, l’esponenziale aumento delle tasse registrato in questi ultimi anni, gli effetti della crisi e la paura che la situazione generale peggiori ulteriormente hanno condizionato le scelte economiche delle famiglie.
Meno acquisti, meno investimenti e più risparmi”. Premesso che i territori più indebitati sono anche quelli dove i livelli di reddito sono i più elevati, rileva ancora Bortolussi, “è evidente che tra queste realtà in difficoltà vi sono anche molti nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli.
Tuttavia, le forti esposizioni bancarie di questi territori, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare, ci devono preoccupare solo fino ad un certo punto”. La maggiore incidenza del debito sul reddito, aggiunge Bortolussi, “si riscontra nelle famiglie economicamente più deboli: è evidente che con l’aumento della disoccupazione e la conseguente riduzione del reddito disponibile questa situazione rischia di peggiorare. Non dimentichiamo, inoltre, che in Italia esiste un ampio mercato del prestito informale che non transita per i canali ufficiali. Vista la forte contrazione degli impieghi bancari avvenuta in questi ultimi anni – conclude – non è da escludere che questo fenomeno sia in espansione, con il pericolo che la piaga dell’usura assuma dimensioni preoccupanti”.