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Family office: la governance è la sfida più grande

Cresce l’attenzione dei family office verso la governance, tanto da essere considerata da circa nove professionisti su dieci la  la sfida più grande, alla luce dell’incremento della complessità normativa. Lo ha messo in luce un‘indagine condotta da Ocorian, società attiva nei servizi per clienti privati, fondi e società, su oltre 300 professionisti di family office che gestiscono un patrimonio complessivo di 155 miliardi di dollari.

Governance al centro delle preoccupazioni

La crescente attenzione verso la governance riflette la più ampia tendenza del settore a rafforzare il controllo e la sorveglianza normativa, dato che i family office – molti dei quali operano in diverse giurisdizioni – devono far fronte a obblighi di conformità diversi e sempre più severi.

I risultati di questo studio – aggiungono da Ocorian – sono in linea con le sfide che interessano, nel complesso, il settore dei servizi finanziari. Che si tratti di family office o di gestori di fondi alternativi, la governance rimane una preoccupazione centrale.

Una precedente indagine, commissionata quest’anno, dalla stessa società ha messo in evidenza che due terzi (65%) dei gestori di fondi alternativi hanno ammesso di essere stati stati oggetto di multe o sanzioni proprio per questione legate alla governance negli ultimi due anni mentre nove su dieci (90%) ha dichiarato di voler mettere la strategia di governance tra le priorità dei prossimi 24 mesi.

Family Office crescono in Italia

Quella dei family office è un settore in forte crescita in Italia. Secondo l’Osservatorio promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, nel nostro Paese sono circa 222 le società attive nel settore: del totale risultano attivi 113 Single Family Office, 91 Multi-Family Office professionali e 18 organizzazioni di origine bancaria che offrono analoghi servizi strutturati rivolti a più famiglie.

Ma proprio la crescita – sottolineano dall’Osservatorio del PoliMi, – e l’affermarsi del fenomeno impone un salto di qualità, sia all’interno di questi organismi, che devono dotarsi di figure professionali diversificate e specializzate, sia nell’ecosistema che fornisce i consulenti di supporto, chiamato a costruire un network adeguatamente preparato che al momento in Italia manca.