KIEV (WSI) – Non sarà la mecca del business come Hong Kong o Singapore, ma l’Ucraina, piano piano, sta salendo nelle classifiche che misurano la facilità di fare affari nei vari Paesi del mondo. Nel ranking Doing Business 2013 elaborato dalla Banca mondiale, l’ex repubblica sovietica – con Donetsk in cima al ranking – fa un passo in avanti di 15 posizioni e si piazza al 137esimo posto, sempre nella fascia di rincalzo, ma con qualche segnale che fa sperare per il futuro.
Per quel che riguarda infatti la facilità di aprire un’azienda il salto è stato significativo e l’Ucraina è ora alla 50esima posizione, in nettissima ascesa dalla 116esima. Le semplificazioni introdotte dal governo di Mykola Azarov lo scorso anno hanno contribuito alla scalata: le procedure di registrazione si risolvono complessivamente in meno di dieci giorni e le tasse da pagare si riducono a meno di 500 grivnie (circa 50 euro). Altri miglioramenti sono segnalati per ciò che concerne il regime fiscale, semplificato con la riforma introdotta nel 2012, e la registrazione di proprietà. Nella classifica della Banca Mondiale l’Ucraina mantiene inoltre il 23esimo posto per la facilità di ricevere crediti dalle banche.
Note dolenti arrivano invece per la difficoltà di ottenere permessi di costruzione e per le procedure di insolvenza, che rimangono difficoltose e soggette a tempi biblici. Secondo la rivista Forbes, al di là della legislazione nazionale, esistono però notevoli differenze a livello locale.
Il tempio ucraino degli affari rimane, come lo scorso anno, Donetsk, la capitale del Donbass, regione industriale nel sud-est del Paese. Qui, secondo la classifica stilata da Forbes, basata su criteri che vanno dal capitale umano al potere d’acquisto, dal clima per gli investimenti alla sostenibilità economica e alle infrastrutture, bisogna assolutamente venire se si vuole avere successo nel mondo del business. E non è un caso che Donetsk, poco più di un milione di abitanti e un glorioso passato industriale tra la fine dell’ottocento e la dissoluzione dell’impero sovietico, sia la terra di Rinat Akhmetov, oligarca vicino al presidente Viktor Yanukovich e uomo più ricco del Paese con la sua holding SMC, secondo Forbes 11esimo in Europa e 47esimo al mondo con un patrimonio personale nel 2013 di 15,4 miliardi di dollari.
Donetsk è in vetta al ranking grazie soprattutto alla sua ricchezza (potere d’acquisto e salari sopra le media) e alle infrastrutture. Sede dei campionati europei di calcio dello scorso anno, la metropoli del Donbass ha beneficiato degli interventi pubblici e privati che ne hanno fatto un piccolo paradiso per gli investitori nazionali.
Dietro Donetsk, seguono in classifica Odessa, Leopoli e Dnipropetrovsk, mentre la capitale Kiev fa storia a sé ed è stata considerata fuori classifica. Per distribuzione geografica le città più avanti sono quelle del centro-est-sud, quelle dell’ovest (a parte l’eccezione di Leopoli, prima per il capitale umano), arrancano.
In discesa al quinto posto c’è Kharkiv, metropoli vicina al confine orientale russo, ai vertici per quasi tutti gli indicatori, ma con un disastroso trentesimo posto nella sostenibilità economica, che misura tra l’altro la crescita industriale e la disoccupazione. Qui il clima per gli investimenti sembra favorire i pochi soliti noti, a partire dall’oligarca rampante Sergei Kurchenko, che dallo scorso anno ha allargato suoi asset dal gas ai media.
La sorpresa nella classifica di Forbes è però Vinnytsia, centro di meno di 400mila abitanti a sudest di Kiev, che si è piazzata al sesto posto generale e al primo per la sostenibilità economica, con ampi margini di miglioramento. Non può fare ancora concorrenza a Donetsk, a causa delle malandate infrastrutture, ma il potenziale di crescita è maggiore che altrove.
(TMNews)