Gli incontri formali e informali sia tra i paesi appartenenti all’Opec, sia tra questi e la Russia, come l’ultimo a Istanbul, si stanno rivelando sempre più una farsa. Preceduti dalle speranze degli investitori mondiali, che inondano di buy i contratti sul petrolio, tali incontri finiscono quasi sempre con un flop e con la decisione di rinviare una eventuale strategia tesa a sostenere i prezzi del crude al meeting successivo.
Stavolta la stampa parla anche di lacerazioni all’interno dell’Opec e di una lite tra i produttori di petrolio sulle quote di produzione, in sintesi su chi dovrebbe produrre di meno, per fare in modo che l’offerta sia tagliata a livello globale.
Stando a quanto riporta un articolo di Bloomberg, protagonisti del contenzioso, nel vertice che si è tenuto a Istanbul, sono stati Venezuela e Iraq: la differenza tra la quantità che i due paesi dicono di produrre e quella comunicata da fonti secondarie è pari all’offerta giornaliera dell’Ecuador.
Il Venezuela ha riferito all’Opec di aver prodotto, nel mese di settembre, 2,33 milioni di barili di crude al giorno, 245.000 barili in più rispetto a quanto risulta da altre fonti, che includono agenzie di stampa come Platts e Argus Media, e la stessa AIE, ovvero l’agenzia internazionale di energia.
L’Iraq ha reso noto che la sua produzione è stata nello stesso mese di 4,78 milioni di barili al giorno, 320.000 barili al giorno in più rispetto alle stesse fonti.
Sulla base di questi presupposti, risulta abbastanza complicato riuscire a fare calcoli che portino a stabilire quanto petrolio in meno ogni paese dovrebbe produrre per arrivare a un taglio globale dell’offerta.
Khalid Al-Falih, ministro dell’Industria e dell’Energia dell’Arabia Saudita, nel lasciare la Turchia già nella giornata di martedì, aveva dichiarato di avere il sostegno del presidente russo Vladimir Putin, che aveva detto che la Russia avrebbe partecipato a “misure congiunte per limitare l’output” di petrolio.
Nella giornata di ieri, Putin ha confermato la sua linea, affermando che Mosca non avrebbe alcun problema a bloccare la propria produzione ai livelli attuali, in caso di impegno da parte dei membri dell’Opec. E’ vero anche che Putin ha anche detto che nessuno ha parlato di un taglio dell’offerta.
La Russia è comunque disponibile a partecipare a un “incontro tecnico” che punti a creare una roadmap per le decisioni da prendere sulla produzione a Vienna, in occasione del meeting del prossimo 29 ottobre.
Il nulla di fatto mette sotto pressione i prezzi del petrolio, con il contratto WTI che cede lo 0,54% a $49,91 e con il contratto Brent che arretra dello 0,29%, a $51,66.