Sull’andamento della Fase 2, almeno sotto il profilo sanitario, si può essere ottimisti. Secondo l’ex presidente della Società europea di virologia, Giorgio Palù, un’eventuale risalita del ritmo dei contagi a questo punto si sarebbe già verificata:
“Se avessimo dovuto vedere qualche segnale preoccupante questo ormai si sarebbe delineato”, ha dichiarato Palù in un’intervista rilasciata ai quotidiani Qn, “consideriamo che un rilascio parziale del lockdown è iniziato il 4 maggio, altre aperture proseguiranno, anche se divertimenti, teatri, avvenimenti sportivi sono ancora interdetti. Sono passati più di 14 giorni, che è il periodo di incubazione, direi che la tanto temuta esplosione non c’è stata”.
Al contrario l’indice di contagio Rt, che esprime la velocità con cui si diffonde il virus, “ha avuto un rallentamento generalizzato”.
“Anche le nazioni che non hanno applicato il lockdown a un certo punto sembrano registrare un decremento di positivi sovrapponibile al nostro”, ha poi aggiunto Palù, “il che ci fa ipotizzare e sperare una regressione estiva, analogamente agli altri coronavirus e a tutti i virus respiratori“.
Se così fosse, ci si potrà quantomeno concedere una tregua per qualche mese. La possibilità che il virus ritorni con aggressività in un momento successivo, tuttavia, non può essere esclusa.
“No a un secondo lockdown”
Secondo Palù, una seconda ondata di contagi non potrebbe essere nuovamente contrastata con una nuova chiusura generalizzata: “Non possiamo permettercelo, sarebbe la morte economica”, ha affermato. Il contenimento, al contrario, dovrebbe fondarsi su altri elementi: innanzitutto, “avere prudenza e tracciare i contatti… quando si scopre un positivo bisogna risalire a chi è venuto in contatto con lui non per chiudere altre zone rosse, ma per isolare immediatamente queste persone”.
Al contrario, Palù si dice scettico sull’utilità di uno screening di massa: i test sierologici “vanno fatti a strati per età, genere, occupazione e residenza su qualche decina di migliaia di persone”, mentre “il tampone, diventato un procedimento salvifico, ha una sensibilità del 60%” e può produrre “falsi positivi”.
In attesa della fase 3
Il ritorno alla vita “normale”, alla vita “di prima”, tuttavia, sembra ancora lontano. La Fase 3, quella che dovrebbe seguire alla sconfitta del coronavirus, è ancora avvolta da numerose incognite.