La Lombardia e Milano si preparano a a fronteggiare una possibile recrudescenza dell’epidemia del coronavirus, che potrebbe manifestarsi nel giro di un paio di settimane dopo la riapertura parziale delle attività economiche.
Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, ha si è espresso in toni quantomai cauti sulle prospettive sanitarie della regione:
“Questo è il momento più delicato, è quello del monitoraggi, del controllo, della raccolta di dati utili per capire cosa ci aspetta”, ha dichiarato al Corriere della Sera, “certo, siamo tornati a fare molte cose che per due mesi non potevamo fare, stiamo verificando che il sistema del trasporto pubblico locale regga, ma non possiamo perdere di vista la sostanza: siamo alle prese con un’epidemia”.
Il destino degli ospedali messi in piedi durante la fase più acuta dell’emergenza, nelle fiere di Milano e Bergamo, resta sospeso nella massima vigilanza: “E‘ il momento della programmazione di una serie di dighe per farci trovare pronti di fronte a un’eventuale nuova ondata di piena”, ha detto Fontana,, “quindi gli ospedali restano operativi: meglio vuoti ma pronti”.
Il presidente della Regione Lombardia, dunque, ha preso le distanze dalle richieste avanzate da alcuni suoi colleghi, che hanno chiesto al governo di consentire la riapertura dei negozi in anticipo sulla tabella di marcia stabilita (18 maggio): “Non sono entusiasta di quel documento, per un semplice ma fondamentale motivo: prima dobbiamo capire gli effetti di queste giornate di riapertura, misurare i numeri, i dati che ci arriveranno e poi decidere i passi successivi. Ma per avere informazioni attendibili è necessario attendere qualche giorno”.
Sul versante più audace si è posta la provincia di Bolzano, che, attraverso una legge provinciale che diverrà operativa a partire dal 9 maggio, riaprirà tutte le attività scavalcando di fatto le disposizioni nazionali.
Il governo, al quale è stato prospettato il ritiro del sostegno in parlamento da parte dei deputati altoatesini dell’Svp, non sembra intenzionato a impugnare il provvedimento.
Galli: “Milano è un po’ come una bomba”
I rischi di seconda ondata, tuttavia, non devono essere sottovalutati, specialmente in Lombardia. Lo ha affermato con schiettezza il primario dell’Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli: “Quella di Milano è un po’ una bomba” ha dichiarato a Repubblica, “appunto perché in tanti sono stati chiusi in casa con la malattia abbiamo un numero altissimo di infettati, che ora tornano in circolazione. E’ evidente che sono necessari maggiori controlli. Mi chiedo perché da noi ci sia stato un atteggiamento quasi forcaiolo nei confronti dell’uso dei test rapido, il ‘pungidito’, che poteva comunque essere utile”.
Mancano, poi, certezze scientifiche sul fatto che le misure di distanziamento sociale predisposte in questa Fase 2 saranno sufficienti a tenere i contagi sotto controllo: “Stiamo facendo una grande sperimentazione perché l’uso di distanziamento e mascherine, scelte su cui non ci possono essere dubbi, dal punto di vista scientifico è la prima volta nella storia che le applichiamo, per vedere se riusciamo a contenere la coda di un’epidemia come questa. Ma non ci sono precedenti”.
Il sindaco Sala interviene sugli assembramenti
In un video messaggio pubblicato su Facebook il sindaco di Milano Beppe Sala invita i milanesi a maggiore consapevolezza dopo le immagini di ieri scattate lungo i Navigli che evidenziavano assembramenti difronte ai locali di persone senza mascherine e senza rispettare le distanze di sicurezza.
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