MILANO (WSI) – Arrivano da Wall Street, dove Sergio Marchionne e il direttore finanziario Richard Palmer hanno incontrato i banchieri americani, tutti i numeri sul valore delle azioni e del bond convertendo con scadenza nel 2016. Chiuso il roadshow che era iniziato lo scorso venerdì da FCA, dopo il lancio del collocamento a Wall Street delle suddette azioni e bond.
Barclays, Goldman Sachs, JpMorgan Chase, Ubs, Citigroup, Bofa Merrill Lynch e Morgan Stanley agiscono in qualità di book running managers di entrambe le offerte.
Intanto in una nota che Fiat Chrysler Automobiles ha reso noto il pricing di un’offerta di 87 milioni di azioni ordinarie, valore nominale euro 0,01 per azione, costituite da azioni ordinarie proprie detenute da FCA e da ulteriori azioni ordinarie che FCA intende emettere per reintegrare il capitale delle azioni cancellate ai sensi della normativa applicabile a seguito dell’esercizio da parte degli azionisti di Fiat S.p.A. (‘Fiat’) del diritto di recesso loro riconosciuto dalla normativa italiana in connessione con la fusione transfrontaliera di Fiat in FCA. Le azioni ordinarie oggetto dell’offerta pubblica saranno vendute al prezzo di offerta di 11 dollari per azione. Le banche collocatrici dell’offerta hanno un’opzione per acquistare da Fca fino ad ulteriori 13 milioni di azioni ordinarie.
Sempre nella nota Fca annuncia il pricing dell’offerta di un prestito obbligazionario a conversione obbligatoria per un ammontare nozionale complessivo di 2.500.000.000 dollari con scadenza 2016. Le banche collocatrici dell’offerta hanno l’opzione di acquistare da Fca un ulteriore ammontare nozionale fino a 375.000.000 dollari del prestito obbligazionario a conversione obbligatoria. Il prestito obbligazionario a conversione obbligatoria sarà emesso al 100% dell’ammontare nozionale e sarà obbligatoriamente convertito in azioni ordinarie Fca il 15 dicembre 2016, fatte salve le ipotesi di conversione anticipata a discrezione del possessore o di FCA oppure a seguito del verificarsi di specifici eventi in base ai relativi termini.
La cedola del prestito obbligazionario a conversione obbligatoria sarà dell’7,875% annuo dell’importo nozionale, pagabile annualmente il 15 dicembre 2015 e 2016 e, a scelta di Fca, potrà essere corrisposta in azioni ordinarie di Fca al tasso di conversione obbligatoria. Fca avrà l’opzione di differire il pagamento delle cedole, purche’ tale differimento non vada oltre la data stabilita di conversione obbligatoria. Il prestito obbligazionario a conversione obbligatoria verrà emesso in tagli da 100 dollari.
Il tasso di conversione massimo del prestito a conversione obbligatoria – prosegue la nota – sarà pari a 9,0909 azioni ordinarie per ciascun titolo obbligazionario a conversione obbligatoria mentre il tasso minimo sarà pari a 7,7369 azioni ordinarie per ciascun titolo obbligazionario a conversione obbligatoria, in entrambi i casi con aggiustamento in talune circostanze.
L’azionista di riferimento di FCA, Exor S.p.A. (“Exor”), ha concordato di acquistare a fini di investimento un ammontare nozionale complessivo di 886 milioni di dollari del prestito obbligazionario a conversione obbligatoria al fine di preservare la sua partecipazione pari a circa il 30 per cento (fully diluted) delle azioni ordinarie di Fca. Nel caso in cui le opzioni di overallotment siano esercitate integralmente in entrambe le offerte, la partecipazione di EXOR al capitale ordinario di Fca diverrà pari a circa il 29,5 per cento delle azioni ordinarie di Fca. Le banche collocatrici non riceveranno alcun compenso o commissione sulla porzione di prestito obbligazionario a conversione obbligatoria acquistata da Exor.
La nota conclude affermando che “FCA intende utilizzare il ricavato netto dell’offerta di azioni ordinarie e del prestito obbligazionario a conversione obbligatoria per le generali esigenze del Gruppo”.
Intanto filtrano indiscrezioni sul piano di spin off della Ferrari, che starebbe considerando l’idea di trasferire all’estero il domicilio fiscale – come hanno fatto sia FCA che CNH Industrial.
Stando a quanto riporta Bloomberg, l’obiettivo anche in questo caso sarebbe quello di abbassare le tasse. Tra le opzioni, tuttavia, ci sarebbe anche quella di mantenere la residenza in Italia.
La casa di Maranello ha provveduto a smentire le indiscrezioni che circolano, dicendo di non aver alcuna intenzione di trasferire la sede. (Lna-DaC)