Alla fine non ce l’ha fatta. Sergio Marchionne, 66 anni, è deceduto all’ospedale di Zurigo dove era ricoverato da qualche settimana. In coma irreversibile da qualche giorno, Marchionne è stato per 14 anni amministratore delegato di Fiat Chrysler che lo scorso fine settimana, all’aggravarsi delle condizioni del manager, aveva provveduto alla nomina dei nuovi vertici del gruppo.
Al suo posto, in Fiat-Chrysler è subentrato come amministratore delegato il britannico Mike Manley, mentre la carica in Ferrari è passata a Louis Carey Camilleri, con John Elkann presidente di entrambe le aziende. Nato a Chieti nel 1952, il padre di Marchionne era maresciallo dei Carabinieri e si trasferì in Canala dopo la pensione. Il giovane Sergio prende tre lauree, in Filosofia, Economia e Giurisprudenza insieme ad un master in Business Administration e diventa dottore commercialista nell’85 e poi procuratore legale e avvocato (nella regione dell’Ontario) dall’87.
Era il 2004 quando, a pochi giorni dalla morte di Umberto Agnelli, Marchionne venne chiamato alla Fiat e da lì iniziò la svolta per il gruppo torinese. Nel 2009 con il fallimento della Chrysler convinse l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama ad affidargli l’azienda di Detroit sull’orlo del collasso e Marchionne finì per unire le due case generando la Fca in cui il marchio globale perno dell’intero edificio è la Jeep.
Nel primo trimestre del 2011 Chrysler torna all’utile e a maggio 2011, a seguito del rifinanziamento del debito e del rimborso da parte di dei prestiti concessi dai governi americano e canadese, Fiat incrementa la propria partecipazione in Chrysler al 46%. A luglio 2011, con l’acquisto delle partecipazioni in Chrysler del Canada e del dipartimento del Tesoro statunitense, sale al 53,5%, al 58,5% nel 2012. Il 1° gennaio 2014 Fiat Group completa l’acquisizione di Chrysler acquisendo il rimanente 41,5% dal Fondo Veba (di proprietà del sindacato metalmeccanico Uaw) salendo al 100%. Inizia l’era Marchionne.