ROMA (WSI) – L’associazione di consumatori Altroconsumo ha reso noto il bilancio sulle adesioni formali alla class action contro FCA(Fiat), ammessa dal Tribunale di Torino e depositate presso la cancelleria del tribunale nei giorni scorsi. Stando a quanto risulta dal comunicato di Altroconsumo, gli iscritti online all’azione risarcitoria sono stati 27.789 e le domande formali depositate dai legali di Altroconsumo sono state 21031.
In una nota di Altroconsumo si precisa che:
“Le domande sono giunte da possessori del modello Fiat Panda 1.2 benzina 51 kw di tutta Italia: in un’analisi per territorio, tra i più numerosi, il 20,6%, gli automobilisti della Lombardia, il 13,3% dal Piemonte, 9,63% Toscana e 9,21% Lazio – i consumatori hanno partecipato da tutte le Regioni. Alle domande raccolte dall’organizzazione di consumatori, sin dalla fine del 2014, quando la class action è stata annunciata, si devono aggiungere le richieste depositate direttamente dai singoli automobilisti presso la cancelleria nel capoluogo piemontese – il Tribunale di Torino ha ritenuto di non comunicare la cifra”.
Nella giornata di oggi sono arrivate tra l’altro nuove prove su quanto è stato scoperto e denunciato da Altroconsumo.
“L’ICCT, International Council on Clean Transportation, ha condotto uno studio che rafforza quanto già provato da Altroconsumo sui consumi bugiardi di Panda e Golf: l’istituto ha determinato quanto si possa sottostimare il consumo di carburante sui rulli nel ciclo ufficiale di omologazione partendo da dati di attrito alquanto favorevoli. I risultati così costruiti sono poi presentati al consumatore finale via informazioni pubblicitarie e attraverso i concessionari, in tutta Europa.
Un’auto ha bisogno di benzina per vincere l’attrito delle gomme e dell’aria, un dato ricavato in modo unilaterale dai produttori e utilizzato per programmare l’attrito dei rulli, influenzando i risultati in modo determinante”.
Dallo studio di ICCT, è risultato che mediamente circa un terzo della differenza tra consumi dichiarati e consumi su strada è dovuta proprio all’utilizzo da parte dei produttori di parametri che non rappresentano verosimilmente la guida nel mondo reale.
I produttori hanno sfruttato lacune nella regolamentazione dei test dai quali si ricavano i dati da applicare sul banco prova dei rulli (cosiddetto coastdown). ICCT ha testato 29 vetture. E’ risultato che in 19 casi, per i quali è stato possibile ottenere i parametri utilizzati per l’omologazione, questi erano inferiori a quelli reali misurati da ICCT; i consumi in realtà sono mediamente del 7,2% inferiori di quelli che si otterrebbero utilizzando i corretti parametri di coastdown.
Per le vetture commercializzate anche negli USA questa differenza è risultata essere solo 1,8%:negli USA la regolamentazione dei test di omologazione è evidentemente più efficace che in Europa. Per non parlare di trasparenza: negli USA i parametri di coastdown sono pubblici, mentre in Europa sono riservati e non facilmente ottenibili (infatti ICCT li ha ottenuti solo per 19 dei 29 veicoli testati).
Altroconsumo nel 2014 – si legge nel sito dell’associazione – ha messo alla prova in laboratorio specializzato due modelli di auto (Panda 1.2 benzina, 51 kw e Golf 1.6 TDI BM, 77KW) confrontando i risultati relativi ai consumi di carburante con i dati dichiarati dalle case automobilistiche. I dati non sono risultati omogenei: i consumi e le emissioni del modello di Panda sono risultati più alti del 18%, quelli del modello di Golf addirittura più del 50%. Le case automobilistiche hanno creato così false aspettative nei consumatori: una vera e propria pratica commerciale scorretta.