La Fed alza i tassi di interesse di mezzo punto, livello più alto degli ultimi 15 anni
La Fed ha alzato i tassi di interesse di mezzo punto, al livello più alto degli ultimi 15 anni. In linea con le aspettative degli analisti, il Federal Open Market Committee ha votato per aumentare il tasso di interesse overnight di mezzo punto percentuale, portandolo a un intervallo mirato tra il 4,25% e il 4,5%. Si tratta del settimo rialzo dei tassi consecutivo. La banca centrale americana guidata da Jerome Powell ha altresì indicato che la lotta all’inflazione non è ancora finita nonostante alcuni segnali promettenti negli ultimi tempi. L’aumento ha interrotto una serie di quattro rialzi consecutivi di tre quarti di punto, le mosse di politica monetaria più aggressive dall’inizio degli anni Ottanta.
Prima di quest’anno, la Fed non aveva mai alzato i tassi, al termine di una riunione, di oltre 25 punti base in 22 anni. Nel 2022, lo ha fatto cinque volte, con quattro rialzi di 75 punti base e questo, appunto, di 50 punti. I tassi d’interesse erano stati abbassati allo 0-0,25% nel marzo del 2020, per contrastare gli effetti negativi della pandemia di coronavirus sull’economia statunitense, e poi progressivamente alzati quest’anno, per contrastare l’inflazione.
L’aumento è stato accompagnato dall’indicazione che i funzionari prevedono di mantenere i tassi più alti fino al prossimo anno, senza riduzioni fino al 2024. I membri della Fed hanno inoltre previsto un aumento dei tassi al 5,1% prima della conclusione di questo ciclo di rialzi e ha previsto di mantenere i tassi più alti fino al 2023, senza riduzioni fino al 2024. In particolare, il Federal Open Markets Committee ha lasciato scritto in una parte fondamentale della dichiarazione di politica economica che “prevede che saranno appropriati continui aumenti nell’intervallo di riferimento”.
Il nuovo livello segna il massimo del tasso sui Fed funds dal dicembre 2007, appena prima della crisi finanziaria globale e mentre la Fed allentava aggressivamente la politica per combattere quella che si sarebbe trasformata nella peggiore recessione economica dalla Grande Depressione. Questa volta, la Fed sta aumentando i tassi in quella che si prevede sarà un’economia acciaccata nel 2023. Come si legge nella nota della Fed:
“Gli indicatori recenti indicano una crescita modesta della spesa e della produzione. Negli ultimi mesi la crescita dei posti di lavoro è stata robusta e il tasso di disoccupazione è rimasto basso. L’inflazione rimane elevata, a causa degli squilibri della domanda e dell’offerta legati alla pandemia, all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia e a pressioni più ampie sui prezzi. La guerra della Russia contro l’Ucraina sta causando enormi disagi umani ed economici. La guerra e gli eventi correlati stanno contribuendo a far salire l’inflazione e a pesare sull’attività economica globale. Il Comitato è molto attento ai rischi di inflazione e cerca di raggiungere la massima occupazione e un tasso di inflazione del 2% nel lungo periodo.
Nel determinare il ritmo dei futuri aumenti dell’intervallo obiettivo, continua la nota, il Comitato terrà conto dell’inasprimento cumulativo della politica monetaria, dei ritardi con cui la politica monetaria influisce sull’attività economica e sull’inflazione e degli sviluppi economici e finanziari. Inoltre, il Comitato continuerà a ridurre le proprie disponibilità di titoli del Tesoro e di titoli di debito e garantiti da ipoteca delle agenzie, come descritto nei Piani di riduzione delle dimensioni del bilancio della Federal Reserve pubblicati a maggio. Il Comitato è fortemente impegnato a riportare l’inflazione al suo obiettivo del 2%.
Nel valutare l’orientamento appropriato della politica monetaria, il Comitato continuerà a monitorare le implicazioni delle informazioni in arrivo sulle prospettive economiche. Il Comitato sarà pronto ad adeguare l’orientamento della politica monetaria nel modo più appropriato se dovessero emergere rischi che potrebbero ostacolare il raggiungimento degli obiettivi del Comitato. Le valutazioni del Comitato terranno conto di un’ampia gamma di informazioni, tra cui le letture sulla salute pubblica, le condizioni del mercato del lavoro, le pressioni e le aspettative inflazionistiche e gli sviluppi finanziari e internazionali”.
La reazione dei mercati alla decisione della Fed
All’annuncio della Fed, il Dow Jones Industrial Average è sceso di 140 punti, dello 0,4%. All’inizio della giornata il Dow era salito di 287 punti. L’S&P 500 è sceso dello 0,7%, mentre il Nasdaq Composite ha perso l’1%.
I titoli sono reduci da una sessione vincente, alimentata da un rapporto sull’inflazione in Usa più freddo del previsto. L’indice dei prezzi al consumo di novembre si è attestato al 7,1% su base annua, meno del 7,3% previsto dagli economisti e anche l’aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente è stato inferiore alle previsioni.