WASHINGTON (WSI) – Dopo aver adottato la linea della prudenza, la Federal Reserve americana potrebbe cambiare rotta e decidere di alzare i tassi di interesse a dicembre. A renderlo noto il vicepresidente della Fed, Stanley Fischer nel corso di una conferenza a Washington.
La mattina era toccato al presidente della Fed, Janet Yellen impegnata in un convegno di due giorni dedicato ai nuovi canali di trasmissione delle scelte di politica monetaria. Il numero uno della banca americana non si è sbilanciato sui tempi entro cui procedere al rialzo dei tassi di interesse. Più prolisso invece il vice Fischer secondo cui il dollaro forte sta tenendo a freno da una parte l’inflazione e dall’altra le esportazioni americane il che giustifica un possibile graduale rialzo dei tassi.
“Sebbene l’apprezzamento del dollaro e la debolezza all’estero siano stati shock notevoli, l’economia Usa sembra affrontarli ragionevolmente bene malgrado i loro effetti su certi settori dell’economia pesantemente esposti al commercio internazionale”.
Fischer si sbilancia e parla addirittura di dicembre per il rialzo dei tassi, mettendo in luce il ruolo chiave assunto dalla politica monetaria nel raggiungere determinati risultati.
“L’economia Usa sta gestendo bene questa situazione e quindi potrebbe essere appropriato alzare i tassi a dicembre (…) la politica monetaria ha giocato un ruolo chiave nel raggiungere questi risultati attraverso il posticipo di una stretta rispetto a quando fosse previsto poco più di un anno fa”.
Parole che danno man forte all’ultimo sondaggio realizzato dal Wall Street Journal che ha intervistato gli economisti e il 92% di essi si aspetta il rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve il mese di dicembre prossimo. Una convinzione cresciuta nel corso del tempo: ad ottobre era propenso verso questa opinione il 64%, mentre un terzo riteneva il mantenimento dello stato attuale del tassi fino a gennaio o anche più in là. Il 5% degli economisti inoltre prevede che la Fed aspetterà fino a marzo per iniziare il percorso di “normalizzazione” della banca, mentre il 3% crede che i tempi siano ben più lunghi.
E se il 65% degli economisti interpellati dal Wall Street Journal crede che la reputazione della Federal Reserve sarebbe compromessa qualora deluda le aspettative degli analisti, il 35% invece non è affatto d’accordo, anzi rilancia: lasciare invariata la politica monetaria potrebbe essere la soluzione ideale per difendersi da notizie economiche non certo buone.