La Fed vede il miglioramento della crescita economica e l’aumento dell’inflazione verso l’obiettivo del 2% come chiari segnali per alzare “ulteriormente i tassi in modo graduale”. E’ quanto si legge nei verbali della riunione del 30 e 31 gennaio del Federal Open Market Committee della banca centrale Usa, l’ultima di Janet Yellen.
In quell’occasione il braccio di politica monetaria della banca centrale Usa non aveva voluto procedere con un nuovo rialzo dei tassi, dopo quello di dicembre (il terzo del 2017) quando la stretta di 25 punti aveva portato il costo del denaro all’1,25-1,5%.
Nei verbali si legge anche che la crescita economica è stata migliore delle attese e che l’espansione continuerà. Subito dopo la pubblicazione delle ‘minutes’ il Dow Jones ha accelerato a +1% per poi perdere progressivamente terreno e chiudere in ribasso con il Dow sotto di 166,97 punti a -0,67%, tornando sotto la soglia dei 25.000 punti dopo che era riuscito a superarla di nuovo nel corso della seduta. Lo S&P 500 ha terminato la seduta in rosso di 14,93 punti, lo 0,55%, a 2.701,33 punti. Il Nasdaq infine ha chiuso in ribasso di 16,08 punti, lo 0,22%, a 7218,23.
A mettere sotto pressione gli indici è un nuovo record dei rendimenti dei Treasury con scadenza a dieci anni che hanno toccato 2,95%, mentre quelli a 30 anni si sono attestati al 3,22%. Infine i T-bond con scadenza biennale, i più sensibile alle dichiarazioni della Fed, sono scivolati al 2,25 per cento.
Nonostante le rassicurazioni della banca centrale americana, sono sempre più numerosi gli analisti che scommettono su rialzi più sostenuti: sono diverse le banche d’affari che scommettono su quattro aumenti nel corso del 2018.
Sempre sul rialzo dei tassi, ieri Robert Kaplan, president della Federal Reserve Bank (Fed) di Dallas, ha detto che l’istituto centrale di Washington dovrebbe nel corso del 2018 incrementare “con gradualità e pazienza” i tassi d’interesse.
“La storia suggerisce che se la Fed aspettasse troppo tempo per rimuovere gli allentamenti in questa fase del ciclo economico, gli eccessi e gli squilibri comincerebbero a crescere e alla fine saremmo costretti a inseguire”, ha dichiarato.
Kaplan, che nel 2018 non è membro votante del Federal Open Market Committee, non è però entrato nel merito di quale sia a suo parere il numero appropriato di aumenti quest’anno.