Mentre cresce l’attesa per la riunione odierna della BCE, Jerome Powell, numero uno della Federal Reserve americana, ha ribadito ieri che la banca centrale americana inizierà a tagliare i tassi quest’anno, ma non ha alcuna fretta di farlo subito perché i progressi sul fronte dell’inflazione “non sono assicurati”. Al momento, i tassi sono al 5,25%-5,50%, ovvero ai massimi degli ultimi 23 anni.
Che cosa ha detto Powell
“Riteniamo che la nostra politica sui tassi sia al suo picco per questo ciclo. Se l’economia evolve come previsto, sarà appropriato” tagliare i tassi a “un certo punto quest’anno”, ha spiegato Powell in un intervento al Congresso Usa, mettendo però in guardia sull’incertezza delle prospettive economiche.
Sotto osservazione c’è soprattutto il tasso di inflazione Usa. Ridurre i tassi troppo presto o troppo rapidamente “potrebbe capovolgere i progressi fatti e richiedere un’ulteriore stretta per far calare l’inflazione al 2%“, ha spiegato Powell alla camera osservando come, “allo stesso tempo”, tagliare i tassi “troppo tardi o troppo poco” potrebbe indebolire l’attività economica e l’occupazione. “Non vogliamo vedere un’inflazione che scenda direttamente al 2%, ma abbiamo bisogno di altre prove. Riportare la stabilità dei prezzi è essenziale per centrare la massima occupazione e prezzi stabili”, osserva ancora.
Sul fronte economico, Powell ha ribadito che “non ci sono ragioni per attendersi una recessione dell’economia americana a breve. La crescita è attesa continuare”, ha aggiunto il presidente della Fed, ribadendo che un ‘atterraggio morbido’ appare a portata di mano.
A questo proposito, ieri, la diffusione del rapporto della Federal Reserve chiamato Beige Book, elaborato ogni sei settimane sulla base delle informazioni raccolte nei 12 distretti in cui opera la Banca centrale statunitense e relativo al periodo tra gennaio e febbraio, ha sottolineato che l’attività economica negli Stati Uniti è aumentata leggermente all’inizio dell’anno. Le spese per i consumi sono diminuite nelle ultime settimane, così come le spese per ristoranti e hotel, a causa di prezzi elevati. Resta invece invariata l’attività manifatturiera. L’occupazione è aumentata a un passo tra il leggero e il modesto nella maggior parte dei distretti. L’outlook per la futura crescita economica resta generalmente positivo.
Al buon andamento dell’economia nel 2022 e nel 2023 ha contribuito l’immigrazione, ammette Powell evitando però di di sbilanciarsi. L’emergenza migranti è al centro della campagna elettorale e il presidente della Fed vuole mantenersi alla larga dal tema che agita il dibattito politico nell’anno delle presidenziali, consapevole che qualsiasi apertura, in un senso o nell’altro, potrebbe essere travisata politicamente.
Tassi Usa, le attese sul primo taglio
L’ipotesi più accreditata dagli analisti è un taglio dei tassi in giugno, forse in luglio se l’economia continuerà a correre e l’inflazione calerà meno delle attese. La prossima riunione della Fed è in calendario il 19 e 20 marzo.
Le parole di Powell, intanto, rassicurano Wall Street, perché non lasciano trapelare alcuna novità e confermano l’intenzione della Fed di agire. Il Dow Jones ha chiuso in rialzo di 75,86 punti (+0,20%), lo S&P 500 ha aggiunto 26,11 punti (+0,51%), il Nasdaq ha guadagnato 91,95 punti (+0,58%).