La dichiarazione che ha accompagnato la decisone sui tassi della Federal Reserve si può ritenere soltanto leggermente diversa rispetto a quella della precedente riunione di giugno però, ci sono due elementi che hanno catalizzato l’attenzione dei mercati. Li ha messi in evidenza Salman Ahmed, Chief Investment Strategist di Lombard Odier Investment Managers.
Il FOMC ha riconosciuto il fatto che “l’inflazione e l’inflazione “core”, che esclude dal calcolo i prezzi di energia e generi alimentari hanno riportato un calo e si avvicinano al di sotto della soglia del 2%”. Inoltre, il FOMC – riferisce il gestore svizzero in una nota – stima che l’inflazione rimarrà in qualche modo al di sotto del suo obiettivo posto al 2% e aggiunge che comunque il rischio di questa possibilità resta bilanciato.
Il secondo elemento è rappresentato dal fatto che il FOMC abbia dichiarato che “stima di voler avviare relativamente presto il programma di normalizzazione del bilancio”, in contrasto rispetto alla dichiarazione di giugno secondo, la quale l’avvio era stimato per “la fine dell’anno”. Gli analisti di Lombard Odier sono convinti che tutto ciò si traduca nel fatto che la Banca Centrale stia prendendo in considerazione di annunciare la normalizzazione del bilancio gigantesco da 4.500 miliardi di dollari “già durante il meeting di settembre o di ottobre“.
Secondo il mercato, la Fed ha utilizzato un atteggiamento da colomba, come testimoniato dal calo riportato dal dollaro e dei rendimenti statunitensi subito dopo l’annuncio. Sembra che il mercato ritenga che una bassa inflazione stia ad indicare che, nonostante il probabile annuncio della normalizzazione del bilancio nei prossimi mesi, la Fed incontrerà comunque delle difficoltà nell’alzare ulteriormente il suo tasso di interesse ufficiale. Inoltre, alcuni operatori del mercato sostengono che il tono moderato della Banca Centrale in merito a quando avrà inizio la riduzione del bilancio dipende proprio dall’incertezza della Fed stessa, che così può tenere aperte più porte.
“Siamo in disaccordo con l’interpretazione del mercato della decisione della Fed. Come abbiamo detto in precedenza, sembra che la Banca Centrale stia in qualche modo dirigendo la sua attenzione sulla stabilità finanziaria; più di preciso l’eccessiva valutazione di alcuni asset e il suo possibile futuro impatto sull’economia. Secondo noi, visto che l’economia statunitense è vicina al raggiungimento del suo potenziale massimo, la Fed è pronta a proseguire con l’inasprimento monetario a prescindere dall’inflazione più debole. Tale debolezza è, in un certo senso, il risultato di effetti base. Secondo il nostro punto di vista, la Fed annuncerà a settembre l’avvio del processo di normalizzazione del bilancio e non ci sorprenderebbe se, nel meeting di dicembre, decidesse di alzare i tassi di interesse, il tutto a patto che non si siano altri inattesi cali dell’inflazione”.