Dopo un’aggressiva campagna di rialzi dei tassi (11 dagli inizi del 2022) per fermare la corsa dell’inflazione, ieri, 18 settembre, la Fed ha aperto la porta ad una nuova era, tagliando i tassi di interesse di mezzo punto percentuale nella forchetta compresa fra il 4,75% e il 5%. La mossa era attesa dai mercati e dalla maggioranza analisti. E, come confermato dallo stesso istituto, non sarà l’ultima. Entro fine anno, infatti, la banca centrale Usa prevede un calo dei tassi di un altro mezzo punto, probabilmente 25 punti base per ciascuna delle riunioni rimanenti per il 2024.
Obiettivi
Quella di ieri è stata la prima riduzione dal 2020. L’obiettivo è quello di prevenire che il graduale raffreddamento del mercato del lavoro si trasformi in un hard landing dell’economia.
“L’economia è forte e siamo impegnati a mantenerla così forte”, ha spiegato il presidente della FED, Jerome Powell, osservando come la crescita media del Pil è stimata restare “solida” al +2% con un tasso di disoccupazione al 4,4% alla fine di quest’anno e un’inflazione al 2,1% nel 2025 mentre “i rischi al rialzo per l’inflazione sono calati”. Nell’annunciare la sua storica decisione, la banca centrale americana ha ribadito il suo “impegno alla massima occupazione e a un’inflazione al 2%”, ovvero gli obiettivi stabiliti nel suo mandato.
Critiche
C’è da aspettarsi che la decisione di ieri, presa a due mesi dalle elezioni Usa, esporrà l’istituto di Washington al fuoco incrociato delle critiche: la FED scontenta quei democratici che chiedevano un taglio di 75 punti base e tutti i repubblicani che invece facevano pressione invece per rimandare ogni decisione a dopo il voto. La prossima riunione della Fed cade proprio il giorno dopo le elezioni, liberando le mani alla Fed anche se i risultati – secondo gli osservatori – non saranno ancora noti.
Le previsioni
Il maxi taglio della vigilia modifica in parte le nuove previsioni espresse dai “dots”, dalle singole indicazioni dei governatori. La mediana ora punta, per il 2024, al 4,25-4,50%, pari a una sforbiciata di altri 50 punti; per il 2025 al 3,25-3,5% corrispondenti a un taglio di un altro punto; e per il 2026 al 2,75%-3% (altri 75 punti base), che dovrebbe essere il punto terminale di questo ciclo, confermato per il 2027.
Guardando avanti, Eric Winograd, US Economist di AllianceBernstein, ha spiegato che il FOMC ha tagliato oggi il tasso di riferimento di 50 punti base, dando il via a un ciclo di allentamento che probabilmente durerà per diversi trimestri.
“Il presidente Powell ha sottolineato che la mossa odierna non riflette la convinzione che il comitato sia in ritardo rispetto alla curva, ma piuttosto la sua intenzione di non rimanere indietro in futuro. Si tratta di una riduzione delle restrizioni, non di un’aggiunta di stimoli”. L’economista ha poi aggiunto che “Sebbene il mercato si sia concentrato sull’entità del taglio, a mio avviso le prospettive a medio termine sono più importanti. Il grafico a punti della Fed e le osservazioni del presidente Powell suggeriscono entrambi che il comitato non sente particolare urgenza di tagliare i tassi in modo aggressivo: il grafico a punti mediano suggerisce che sono probabili tagli di 25 punti base in ciascuna delle prossime due riunioni della Fed, seguiti da tagli trimestrali sempre di 25 punti base”.
I mercati
Sul fronte dei mercati azionari, ieri è stata la cautela a prevalere a Wall Street con i principali indici ben al di sotto dei massimi intraday, in parte perché la notizia era già stata ampiamente prezzata dai mercati: il Dow Jones ha segnato – 0,25%; sulla stessa linea, si posiziona sotto la linea di parità l’S&P-500, che si ferma a 5.618 punti. Leggermente negativo il Nasdaq 100 (-0,45%); sulla stessa linea, in lieve ribasso l’S&P 100 (-0,28%).
Parlando di mercati, Bret Kenwell, US investment analyst di eToro ha spiegato che “dopo un rally di sette giorni che ha portato a nuovi massimi storici in vista dell’annuncio odierno della Fed, non sarebbe irragionevole che il mercato si ritirasse un po’. Tuttavia, le prospettive a lungo termine rimangono promettenti: finché l’economia regge e l’inflazione non torna a crescere, i tassi più bassi e la forte crescita degli utili possono continuare a far salire i titoli nel lungo periodo”.
Positiva la reazione del mercato delle criptovalute. Dopo la corsa della vigilia, questa mattina il Bitcoin segna un andamento positivo con rialzi dello 0,46%, che portano le quotazioni sopra i 62 dollari.
A questo proposito, Gianluigi Guida, CEO di Binance Italy, ha spiegato che i tagli ai tassi di interesse appena annunciati potrebbero avere un impatto anche sui prezzi degli asset digitali. Una riduzione dei tassi aumenterà la liquidità nel sistema finanziario, stimolando la domanda di asset più rischiosi ma con rendimenti potenzialmente più elevati, come le cripto-attività. Ad esempio, tra febbraio 2020 e febbraio 2022, con tassi prossimi allo zero, il Bitcoin ha registrato un incremento del 375%.
“Inoltre, la decisione della Fed potrebbe alimentare timori inflazionistici, spingendo alcuni investitori verso le cripto-attività per proteggere il proprio potere d’acquisto, indebolendo al contempo il dollaro. In questo scenario, gli asset digitali potrebbero essere sempre più considerati un’alternativa per gli investitori”.